Modena, violenta rapina alla Sacca. Tre indagati per l’agguato

L’episodio avvenuto in via Balbo, un bottino da oltre 30mila euro

Modena, violenta rapina alla Sacca: sul posto  era intervenuto il 118 (Repertorio Torres)

Modena, violenta rapina alla Sacca: sul posto era intervenuto il 118 (Repertorio Torres)

Modena, 18 gennaio 2019 - Esattamente due anni dopo (era proprio il 17 gennaio, del 2017), spuntano tre indagati quali possibili autori della cruenta rapina avvenuta in via Balbo davanti a un’azienda di logistica. Si tratta di rumeni residenti tutti a Sassuolo, operai: due fratelli, rispettivamente di 21 e 43 anni, e di un terzo complice, 24enne. Chi risiede o lavora alla Sacca, ricorderà: un martedì sera intorno alle diciannove, uno dei due soci, di 44 anni, moldavo, fu vittima di un vero e proprio agguato, brutale, a scopo di rapina. Un pestaggio in piena regola, con rottura del setto nasale e di un dente. Calci e pugni tali da comportare una prima prognosi di 21 giorni, poi salita a 40 per l’aggravarsi delle sue condizioni.

Ingente il bottino, composto per l’esattezza da 13.400 euro in contanti, assegni già compilati per un valore complessivo di 12mila euro, altri due assegni per 2mila euro, un cellulare Samsung e lo zaino del malcapitato. Registrato il fatto, ‘esploso’ ovviamente sulle cronache locali data la gravità, il nulla. Un silenzio totale. Invece, sottotraccia, i carabinieri hanno lavorato al caso, coordinati dal pubblico ministero Marco Imperato, arrivando ad acquisire elementi tali da portare, recentemente, alla chiusura indagini ed anche alla seguente richiesta di rinvio a giudizio. Tant’è che i tre, difesi dagli avvocati Miras Athanassios e Francesca Capuozzo, compariranno davanti al gup il prossimo 6 marzo, dove sarà deciso l’eventuale processo nei loro confronti. Gli inquirenti hanno anche un video dove risulta immortalata l’intera azione.

Quello che si vede: tre persone di stazza imponente, col volto travisato da passamontagna, sorprendono alle spalle il 44enne, minacciandolo anche con un cutter. Poi botte, botte e ancora botte. Fino a quando il bottino sparisce insieme a loro. Stando alle indagini i quattro, aggressori e vittima, non si conoscevano. Ma la rapina ha tutti i crismi per essere di quelle studiate, calcolate, già ‘monetizzate’, nelle intenzioni, ben prima di entrare in azione. Di certo, secondo le risultanze dei carabinieri e della procura, i cellulari dei presunti responsabili del fatto di cronaca in via Balbo quella sera vennero ‘agganciati’ da una cella che copre la zona. Ma la difesa, e in questo caso parliamo del legale Athanassios, darà battaglia su questo punto e tra le tesi ci sarebbe quella che almeno uno dei tre indagati sarebbe stato solito spostarsi proprio in quella fetta di città per lavoro a un orario corrispondente a quello dell’aggancio da parte della cella, dunque anche a quello della violenta rapina. Da chiarire, infine, se anche il telefonino portato via alla vittima sia stato determinante ai fini dell’individuazione dei presunti responsabili.

Tutti elementi che saranno più chiari quando, eventualmente, la vicenda entrerà in un’aula di tribunale per essere al centro del confronto tra l’accusa e le difese. Lo sapremo il prossimo 6 marzo.