Ribalta a Vienna per sette musicisti

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Un evento culturale internazionale che non ha precedenti. Si tratta di ‘Dolce Époque, lo spettacolo ideato da Marlene Prischich, nata a Castelfranco Emilia, e ora giunto alla sua terza edizione. Dopo essere stato portato in scena nel 2017 a Villa Angiolina ad Abbazia (Croazia) e nel 2018 al Deutsches Theater di Monaco di Baviera, è di recente stato presentato nella sede dell’ambasciata d’Ungheria a Vienna, con il patrocinio delle ambasciate d’Italia, Croazia, Ungheria, Francia e del Parlamento europeo, oltre che dell’Istituto Italiano di cultura e dell’Institut français. L’evento nasce dalla collaborazione transnazionale di artisti italiani, croati, austriaci ed ungheresi, tra cui 7 originari di Modena e 5 diplomati al Vecchi-Tonelli: Marco Ferri, Enrico Ferri, Stefania Passamonte, la stessa regista e pianista Marlene Prischich, Alessandra Fogliani, Ilaria Zanetti, ed Enrica Morini.

Ad arricchire ulteriormente il programma hanno contribuito l’ensemble vocale dei Wiener Comedian Harmonists, e gli attori Marina Stanger e Zoran Josic. «All’origine di tutto – spiega Marlene Prischich – c’è la mia scoperta, come filologa, di un antico manoscritto ad Abbazia, risalente al periodo 19101940, contenente 1600 ricette di una signora, scritte in diverse lingue, croato, italiano, tedesco e francese. Ne ho estrapolate 315 per farne un libro che ho presentato mediante un concerto dal repertorio attinente all’epoca accompagnato da un buffet realizzato sulla base delle ricette originali».

«Il pubblico ha assistito a un inedito spettacolo scenico-musicale di carattere ludico, in cui si sono susseguite esibizioni di virtuosismo musicale alternate a dei travolgenti momenti performativi, il tutto accompagnato da letture ricche di informazioni storiche, curiosità e aneddoti, sorretti dalla proiezione di antiche fotografie, cartine, ritratti e cartoline risalenti al periodo 1880-1940. Il repertorio musicale è stato dedicato ad alcuni dei compositori europei più celebri dell’epoca: Puccini, Mascagni, Offenbach, Monti, Strauss ma anche Di Capua, Miller e Gershwin». «Non è semplice definire l’evento, perché racchiude tre parti: musicale; ‘storica’ con la proiezione delle immagini; recitata. Musicisti e attori, tutti con i costumi d’epoca, hanno conferito un volto ad alcuni dei più illustri personaggi storici, rievocando quel periodo, tra fine Ottocento e inizio Novecento, segnato da profondi mutamenti, ma grazie al quale fu possibile l’avvio di una nuova sensibilità socio-culturale, finalizzata ad un nuovo modo di intendere l’Europa delle Nazioni».

«L’arte in scena gioca di proposito con le aspettative dei presenti, che di volta in volta vengono colti di sorpresa dall’imprevedibile dinamicità dei contenuti. Sorprendere il pubblico è impresa ardua, soprattutto in una città musicalmente erudita come Vienna. Farlo anche ridere con raffinata eleganza, è un’ulteriore prova di bravura che alla fine viene però premiata. Dietro a tutto questo c’è un enorme lavoro di preparazione, anche perché ho riscritto il testo adattandolo in base alle diverse città in cui ci siamo esibiti: ad Abbazia ho dato più spazio alla storia locale, a Monaco ai tedeschi, a Vienna a ungheresi e austriaci». «Il nostro sogno ora è quello di esibirci a Modena, al teatro Pavarotti - conclude la regista -. Ciò che colpisce il pubblico e lo rende entusiasta, è il nostro affiatamento. Questo non traspirerebbe se non fossimo nati nel modenese, se non ci fossimo formati all’Orazio Vecchi e se non fossimo amici, prima che musicisti. Il Maestro Pavarotti, col quale da bambini abbiamo avuto il privilegio di cantare nel Duomo, in occasione del Concerto di Natale, ci ha insegnato quanto la musica sia un linguaggio universale: unisce interpreti, strumenti, timbri e generi diversi, valicando barriere e confini di ogni sorta».