"Rimborsi solo col trucchetto, una delusione"

L’impreditrice: "Il click day per riavere le somme spese per la sicurezza sul lavoro è stato truccato da chi ha usato specifici software"

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di Gianpaolo Annese

Già dopo un secondo e mezzo dall’apertura della gara, il tempo di un sospiro, sarebbe stato inutile inviare la domanda. Su oltre 194mila richieste ne sono state accolte solo 3.150. Paola Flori, una dei soci della Atom (nella foto) – l’azienda maranellese che realizza attrezzature di supporto alle linee produttive e lavora per marchi come Ferrari, Maserati, Lamborghini – è tra gli imprenditori delusi e infuriati per il flop dell’operazione ‘Impresa sicura’, il rimborso al cento per cento delle spese sostenute per mettere in sicurezza le aziende e i lavoratori: mascherine, camici, rilevatori di temperatura, detergenti, visiere per gli occhi. Il decreto legge ’Cura Italia’ aveva stanziato 50 milioni di euro complessivi, una somma distribuita attraverso il famigerato click day: il giorno fissato era l’11 maggio alle 9. In teoria ci sarebbe stato tempo fino al 18 maggio, come recitava il bando di Invitalia. Ma l’11 maggio alle 9 e un secondo e mezzo, appunto, la partita era già chiusa. A spuntarla sono state 3.150 aziende, quelle che magicamente sono riuscite a battere le altre sul tempo: in 2.925 sono riuscite nel primo secondo, le altre 225 un battito di ciglia dopo.

Dottoressa Flori, dovevate essere più veloci

"Eh no, siamo praticamente sicuri di essere stati truffati. La domanda l’ha inviata la nostra impiegata che ha compilato il modulo e ha dovuto spuntare un ‘checkbox’ assicurando di ‘non essere un robot’. Quando ci è arrivata la graduatoria ci siamo resi conto dei tempi e abbiamo subito pensato che molte aziende hanno usato dei software che fanno credere al sito di Invitalia di essere persone in carne e ossa e invece no. È una chiara violazione delle regole del bando da parte di alcuni furbetti".

Per voi a quanto ammontava il rimborso?

"Noi abbiamo chiesto duemila euro, siamo un’azienda di una quarantina di dipendenti, fatturiamo 4 milioni di euro l’anno, anche qualche migliaio di euro in più o in meno sul bilancio può essere importante".

Su che base dice che siano stati utilizzati ‘robot’ per il click day?

"Io in passato ho partecipato ad altri click day e mi ero affidata a delle associazioni di categoria che mi avevano spiegato che l’unico modo di spuntarla è affidarsi a software specializzati in grado di processare in automatico le domande in frazioni di secondo.È frustrante pagare onestamente tutte le tasse e adesso andare ad alimentare con i propri soldi le fortune di chi non rispetta le regole".

Come avete vissuto il lockdown?

"Abbiamo lavorato a regime ridotto, usando lo smart-working per gli impiegati mentre per la ventina di persone in produzione ci siamo avvalsi della cassa integrazione. Che abbiamo peraltro anticipato. Al rientro abbiamo organizzato il lavoro su turni. Alcune regole però ci preoccupano".

Quali?

"La copertura della quarantena per Covid è in capo all’azienda per esempio. Nel nostro caso un dipendente asintomatico è stato posto in isolamento perché un familiare aveva contratto il virus, poi è stato necessario effettuare il tampone ripetuto più volte con intervalli di attesa molto lunghi. È andato giustamente in malattia, una cinquantina di giorni, ma il periodo non è coperto dallo Stato".