"Riparto dal marchio Valvola, sono rinato"

Matteo Cambi dopo il fallimento di Guru ha ritrovato il suo posto nella moda: "Dal successo agli eccessi, ma ora sono cambiato"

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Giovane prodigio degli anni 2000, il carpigiano Matteo Cambi con il brand Guru ha ridefinito i canoni del fashion. Il successo di un ventenne, la caduta e il carcere del trentenne e ora, 43enne, la sua rinascita con Valvola. Matteo Cambi liberamente si racconta.

Matteo, cosa rappresenta Valvola per lei?

"Un raggio di sole che mi ha illuminato completamente. La primavera della mia rinascita".

Da Guru a Valvola, da una margherita ad un simbolo minimal. In cosa consiste il progetto?

"Un anno e mezzo fa ho conosciuto un gruppo di imprenditori di Pesaro, di ‘Officine Creative Marchigiane’, creativi del progetto Valvola. Mi hanno chiesto di occuparmene sotto l’aspetto fashion e moda. E’ nato così il nostro percorso, ‘Valvola Fashion’, una linea di abbigliamento dedicata che vuole rispondere alle esigenze dei ragazzi di oggi, i Millennials che stanno lasciando spazio alla generazione Z. Quindicenni, ventenni, giovani che oggi, grazie ai social, conoscono molto bene ciò che offre il mercato. Con ‘Valvola fashion’ ho sentito di essere pronto a rimettermi in gioco nel mio mondo, del fashion appunto".

Come si sta sviluppando?

"Abbiamo iniziato con una piccola collezione, distribuita nel mercato marchigiano. Da settembre 2019 ci siamo resi più autonomi, realizzando un nostro logo e puntando sulla grafica, sui canali di comunicazione e sulla rete commerciale. Ho dato vita ad un ufficio stile con stilisti con cui già ho collaborato, come lo studio vento Moro e Pigatti Home (Graziano Moro e Renato Pigatti, ndr). E’ partita la creazione di questo innovativo progetto, già dalla stagione primaveraestate 2020, presentata lo scorso febbraio e che segna solo l’inizio di un nuovo percorso: t shirt, felpe e borracce in alluminio, in pieno stile green".

Chi è Matteo Cambi oggi?

"Un uomo diverso. Più maturo, tranquillo. Sto vivendo la mia rinascita, è un momento molto bello per me. ‘Valvola’ significa per me ‘valvola di sfogo’. Dopo la mia caduta, ora sto vivendo il primo autentico momento di rinascita, consapevole di quello che è stato e che sono stato".

Cosa ricorda di quegli anni? "Ho perso mio padre quando avevo 6 anni (in incidente, ndr); a 18 anni sono entrato in possesso di quasi 7-800 milioni di vecchie lire. Ho reagito subito in maniera adulta, indipendente: mi sono staccato dalla famiglia, ho vissuto due anni in America. Non ascoltavo nessuno: i soldi erano miei e li spendevo come volevo. Ma in fondo ero solo".

Solo?

"Sì, prendevo le decisioni da solo, vivevo la mia vita senza nessuno, accerchiato solo da chi voleva trarre degli interessi dalla mia conoscenza".

Come nasce Guru?

"Tornato in Italia, nel 1999 ho aperto un marchio con un amico solo di magliette, t-shirt e felpe. All’inizio abbiamo fatto fatica, poi per un’intuizione viene disegnato un logo molto forte, una margherita: dopo sei mesi è esploso, grazie anche alla sponsorizzazione di calciatori e vip del mondo dello spettacolo. In sei anni siamo arrivati a fare 100 milioni di euro, con il marchio venduto in tutto il mondo".

Poi diventa una ‘Margherita di spine’, come il titolo del suo libro autobiografico…

"Quel fiore così bello, dai petali d’oro, diventa pieno di spine, quelle che mi hanno ucciso. Ricchezza e popolarità possono portarti a degli errori ed a sentiti onnipotente. Vita di eccessi, droga e alcol, vivere molto la notte, perdere il contatto con la realtà. L’11 luglio 2008 sono stato arrestato con l’accusa di bancarotta fraudolenta. Ho patteggiato 4 anni di condanna, scontati in Comunità per curare la mia dipendenza da alcol e droghe e ho cercato di fare fronte a tutti i miei debiti e al danno che ho arrecato alla mia famiglia".

Come è il suo rapporto con Carpi?

"Sono nato a Carpi e ci ho vissuto, prima di trasferirmi a Parma. E’ un rapporto strettissimo di affetto autentico, fatto di ricordi ma anche di amicizie storiche che non mi hanno mai abbandonato. Prima di questa terribile emergenza sanitaria, venivo a Carpi 1 o 2 volte a settimana. E appena possibile ci tornerò. E’ casa mia" .

Maria Silvia Cabri