«Riportiamo a casa il carabiniere eroe»

Migration

«VOGLIO riportare il corpo di mio nonno in Italia, so che sarà difficile ma non perdo le speranze e farò tutti i tentativi possibili: è il sogno di mia madre, lo ha perso quando aveva appena tre anni». A parlare è Fernando Doval Fregni, nipote del vicebrigadiere Tonino Fregni ucciso nel 1943 a Vovousa, in Grecia, dalla furia dei partigiani locali durante l’occupazione italiana. Maria Antonietta Fregni, ora in Spagna assieme al figlio che sta cercando di aiutarla, ha sempre sognato di poter dare degna sepoltura a quel padre, nato e cresciuto a Camposanto, che non si consegnò ai nemici, ma cercò di difendere l’avamposto dell’Arma fino alla morte.

I DOCUMENTI ufficiali parlano di «raffiche di mitra e morte sul posto, nel cortile». Aveva appena 27 anni e una bella famiglia che lo aspettava a casa, ma Tonino non tornò mai. Una storia di coraggio estremo, testimoniata anche dalla medaglia d’argento al valore militare e dalla stele alla memoria nella caserma di Mirandola, a lui dedicata. «Grazie all’aiuto di Giorgios Vrazitoulis, uno storiografo di Vovousa, il paese dove morì mio nonno, siamo riusciti ad individuare il posto in cui dovrebbe essere sotterrato il suo corpo. In quella strage morirono anche altri due carabinieri che sono stati recuperati, manca solo Tonino». Di quel nonno Fernando sa poco, perché a Maria Antonietta, allora figlia di soli tre anni, venne raccontato ancor meno.

LA MADRE e moglie del vice brigadiere, Fioralba Brunelli, le parlò pochissimo di quel padre eroe, forse per una silenziosa forma di rispetto per chi non c’era più e per chi era venuto dopo: un ufficiale polacco, sposato dopo la fine della guerra e con cui si trasferì in Argentina, portando con sè anche la piccola Maria Antonietta. «Tornò in Italia da maggiorenne, nel 1961 – continua Fernando Fregni – e la madre di Tonino, sua nonna paterna, le diede la medaglia d’argento al valore militare che conserva ancora gelosamente: è l’unica cosa, assieme alle ultime lettere, che la lega a quel papà di cui ha sempre sentito la mancanza».

RIPORTARLO a Camposanto, in quella terra che gli ha dato i natali il 6 gennaio del 1916 e in quella patria per cui ha sacrificato la propria vita, è diventata una questione prioritaria per la famiglia Fregni che aveva scritto al Carlino:«Spero che possiate aiutarci e che questa storia possa avere un lieto fine, se non fosse così, troveremo pace sapendo di aver fatto tutto il possibile».

I tentativi sono già stati fatti, ma al momento senza esiti significativi. «Ho cominciato la ricerca nel 2016 e proprio pochi giorni fa ho parlato con l’ambasciatore – spiega Fernando Fregni – mi hanno detto che faranno delle verifiche, valutando quello che è possibile fare, ma mi hanno anche anticipato che ci vorrà un po’ di tempo e che dovrò avere molta pazienza».

Speriamo non troppa, perché Maria Antonietta, a 79 anni, ha il diritto di vedere realizzato quel sogno che porta nel cuore fin da bambina.

Francesco Pioppi