Ristoratori, aria tesa in piazza: "Ora basta"

Una giornata vissuta sul filo. In mattinata una delegazione ricevuta in Comune, nel pomeriggio più di duecento ai piedi del duomo

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di Paolo Tomassone

"C’è una gran voglia di ‘fare casino’ e da questa mi dissocio. C’è chi è interessato a soffiare sulle braci. A me interessa risolvere la questione. Questo è il momento che la politica e le associazioni di categoria dimostrino di essere interessate al nostro futuro, anche se finora hanno alzato le mani davanti a chi in questi mesi non ha fatto i controlli. Ora stiamo pagando per quelli che non stanno rispettando le regole".

La protesta in piazza Grande (foto Fiocchi)

La sintesi di Stefano Corghi, presidente del Consorzio di ristoratori di Modena a Tavola, dà l’idea di quello che è arrivato a smuovere il Covid in uno dei settori più penalizzati dalle ultime disposizioni del Governo Conte che impongono, tra l’altro, la chiusura dei locali alle 18. All’interno dei ristoratori si è aperta in questo periodo una faglia, tra chi ha investito e si è tenuto rigorosamente alle norme di sicurezza e chi le ha aggirate o proprio non le ha applicate. E fra di loro sanno chi è stato attento ad applicare le norme e chi no. Questa differenza emerge anche dalle reazioni all’ultimo Dpcm. C’è chi privilegia il confronto per provare a correggere le norme e chi vuole subito correre in piazza, con lo stile dei Cobas, magari sperando in una copertura mediatica. "Ma cosa avreste fatto se foste stati a Parigi o a Madrid dove sono in coprifuoco da giorni?" sbotta un attempato ristoratore. Insomma, rabbia e divisioni: la reazione è un misto di volontà di riscatto e ansia di dividersi tra chi è convinto che "più si ‘fa casino’ e meglio è" e chi dice "troviamo una soluzione per andare avanti, perché saranno mesi difficili". La lunga giornata di ieri ha cominciato ad animarsi domenica notte, sul gruppo Whatsapp che raccoglie diverse decine di esercenti modenesi, furibondi per le parole del premier Conte e la lettura delle ultime disposizioni. Ora dopo ora, i messaggi si sono fatti sempre più ‘incandescenti’ e sono cominciate le primi divisioni. I più docili – si fa per dire – hanno cercato un incontro col sindaco e si sono presentati alle 9 in municipio. Ad accoglierli gli assessori Ludovica Carla Ferrari e Andrea Bosi. "C’è stato pochissimo tempo per organizzarci, perché nelle ultime 24 ore ci è crollato il mondo addosso. Siamo riusciti a portare a casa il punto sul quale abbiamo battuto di più, cioè ottenere un incontro con il presidente della Regione Bonaccini che rimane il modo più efficace per arrivare a Roma" spiega Massimo Gibertoni di FM23 Beerstrò, uno degli animatori della nascente ‘Associazione ristoratori Modena e Provincia’, che sarà presieduta da Gian Luca Ferri dell’osteria Aldina. "Noi possiamo accettare i ‘ristori’ del governo, ma vogliamo lavorare come abbiamo fatto fino ad ora, in sicurezza – continua Gibertoni –. I nostri dipendenti hanno famiglia, noi stessi abbiamo investito per riaprire e siamo pronti a dimostrare che possiamo essere l’esempio di funzionalità in sicurezza". Dicevamo, però, della spaccatura dentro al grande movimento dei ristoratori, che si è formalizzata di fatto intorno alle 18 in Piazza Grande, durante la manifestazione (non autorizzata dalla Prefettura) fortemente voluta dai ‘Pizzaioli Napoletani’, un movimento che non si riconosce con la delegazione ricevuta in municipio, anche se alla fin fine riporta alla politica le stesse richieste. Il sit-in ha chiamato in piazza circa duecento persone, col sostegno di altre categorie penalizzate dal nuovo Dpcm, come quelle che ruotano attorno al mondo delle palestre. "Non c’è stato alcun corteo, non c’è stato il lancio di alcun oggetto, siamo qui come normali cittadini che vogliono manifestare e chiedere un incontro con il presidente Bonaccini" spiega Biagio Passaro, manager di Regina Margherita, mentre annuncia la costituzione di una nuova associazione: "si chiamerà Amori, Associazione modenesi ristoratori".