"San Lazzaro, evento per gli affreschi ’inediti’"

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"Gli affreschi scoperti in San Lazzaro – spiega Leonardo Piccinini, storico dell’arte modenese e volto tv di Classica HD – non sono importanti per la qualità artistica quanto per motivi simbolici di non poco conto. Per questo sarebbe utile se fossero presentati il 21 giugno, data di venerazione di questo santo importante perché è il protettore dei lebbrosi e dei malati. Peraltro la chiesa di San Lazzaro è costruita dove c’era il lazzeretto di Modena e la tradizione vuole che quando negli anni ’30 del ‘900 si costruì il Policlinico si scelse non a caso il luogo vicino all’antico sito di sofferenza". Piccinini analizza, insieme ad altri studiosi, gli importanti affreschi individuati da Agnese Maltoni un paio di mesi fa nel sottotetto della chiesa comunale di San Lazzaro di via Emilia, chiusa dal 2010. Il Comune, a breve, dovrebbe partire con un restauro di questo importante luogo che appunto ricorda la sofferenza e la malattia ed è a due passi dall’ospedale. "Anche papa Francesco – prosegue Piccinini – cita spesso San Lazzaro e la parabola del ricco Epulone. Ne parla il Vangelo di Luca e racconta che in vita Lazzaro, da non confondersi con colui che resuscita Gesù, era un mendicante che si sfamava sotto il tavolo di Epulone. Quando entrambi morirono Abramo portò Lazzaro in Paradiso ed Epulone fu tormentato all’inferno. Il 21 giugno dunque si potrebbe fare un evento insieme all’ospedale dove ci sono i sofferenti di oggi, i malati di covid, com’era sofferente allora chi aveva la peste esattamente con le pustole com’è raffigurato negli affreschi. Ricordo che la tradizione dice che quando nel 1933 l’architetto Ettore Rossi iniziò a costruire il vicino Policlinico, poi aperto negli anni ’60, scelte di realizzarlo in linea con la chiesa di San Lazzaro". Secondo lo storico dell’arte Marco Dugoni questi affreschi "risalgono a non prima del ‘400 e dal punto di vista artistico denotano una mano non particolarmente eccelsa di un pittore attento al contenuto piuttosto che alla forma". Interviene anche Giovanna Caselgrandi, direttrice dei Musei del Duomo: "Si tratta di opere precedenti i noti affreschi di inizio ‘500 presenti nella navata: lo stile qui è più semplificato con le figure che si stagliano su fondo bianco. L’iconografia di San Lazzaro è rispettata: mantello rosso, piaghe in tutto il corpo anche sul viso, campanella in una mano per avvertire del suo arrivo e Vangelo per dichiarare la sua fede in Cristo". Per lo storico Matteo Al Kalak, infine "le pitture testimoniano di una spiritualità fortemente legata alle funzioni del luogo. Lo strumento in mano al santo è una sorta di nacchera o crepitacolo di legno con cui appunto i malati segnalavano la propria presenza".

Stefano Luppi