San Pietro, l’abbazia cerca benefattori

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Ventotto colonne sono in attesa di adozione. Si tratta dei pilasti che reggono le arcate del chiostro dell’Abbazia dei Padri Benedettini di San Pietro, chiamato, appunto, ‘Chiostro delle Colonne’. Oggi, a cinquecento anni dalla sua fondazione, il complesso monumentale dell’Abbazia, situato nel cuore della città, necessita di importanti lav ori di recupero. Dopo gli interventi di ristrutturazione, in parte ancora in corso, post sisma, che hanno riguardato soprattutto l’interno della chiesa e in particolare lo splendido altare di Antonio Begarelli, fino allo scorso anno a rischio di crollo, ora è la volta del cortile.

Il Chiostro delle Colonne dell’Abbazia di San Pietro risale agli anni ’30 del Cinquecento e fu fatto costruire su iniziativa dell’Abate Andrea da Novara e terminato dal celebre abate Pellegrino degli Erri. L’uso dei capitelli di ordine ionico è stato recentemente ricondotto a modelli del Correggio, artista che è sempre stato molto vicino ai Monaci Benedettini. Ventotto colonne, si diceva, otto delle quali, in arenaria, quindi più friabili rispetto alle altre venti che furono invece costruite in granito, hanno necessità di cure urgenti. Si procede per stralci d’intervento, il primo dei quali riguarderà il prospetto sud del Chiostro. Per sostenere le spese è stato lanciato il progetto ’Art Bonus, adotta una colonna’. Grazie a una legge del 2004, infatti, anche cittadini e imprese possono effettuare donazioni dirette al restauro dei beni culturali, ottenendo uno sgravio fiscale pari al 65% della somma versata.

Abbiamo chiesto al priore dell’Abbazia dei Padri Benedettini di San Pietro, don Stefano De

Pascalis quali siano l’obiettivo principale dell’iniziativa e le attese: «Ci interessa soprattutto sensibilizzare i cittadini – ha detto – coinvolgerli affinché si riapproprino di questo luogo. Molti Modenesi, infatti, non conoscono ancora San Pietro. Chiediamo loro di contribuire, anche facendo passaparola, per aiutarci a far conoscere il luogo e il progetto che stiamo inaugurando».

Fin dai primi secoli del Cristianesimo i monasteri, anche in Oriente, furono luoghi di riferimento per la popolazione e luoghi di cultura, grazie ai quali dobbiamo molto del nostro sapere. Che cosa è rimasto oggi? «E’ rimasto molto; la storia si evolve ma il cuore resta. Lo dimostra il fatto che il Chiostro è sempre stato aperto a iniziative culturali – aggiunge il priore – . Abbiamo ospitato convegni internazionali, lo offriamo a gruppi che vogliono fare iniziative e conferenze, così come lo offriamo a chi lo chieda semplicemente per festeggiare un battesimo o un compleanno. E’ un luogo di famiglia, di aggregazione. Vogliamo continuare ad aprirlo perché possa essere utilizzato da tutti e la cultura qui possa continuare ad alimentarsi e a crescere»:

Luoghi di cultura, quindi forniti di biblioteche: ieri è emerso che anche a questo riguardo, per quanto riguarda San Pietro, c’è un progetto di recupero: «Abbiamo parecchie migliaia di volumi finora sparsi in tre sale diverse, perché le antiche biblioteche erano state sottratte, sequestrate con le soppressioni. Siamo riusciti a recuperarle; ora è in corso la catalogazione dei volumi, suddivisi in testi antichi e moderni. Una volta che saranno stati ristrutturati anche i locali dell’antica biblioteca, i libri vi saranno ricollocati e potranno essere consultati da tutti coloro che lo richiederanno», aggiune don Stefano.

Tornando al Chiostro, attualmente è anche un punto di riferimento per i giovani? «Sì, in particolare per il gruppo scout. Portano avanti un valido progetto educativo che unisce ragazzi e famiglie. Qui niente giochi e playstation, ma aria aperta e buoni valori», conclude il priore. «Anticamente il monastero – ha aggiunto don Gregorio Colosio, da sempre presente e attivo in San Pietro – era un vero paese, organizzato in tutto e per tutto. C’arano il barbiere, il sarto e tutti contribuivano a fare comunità. E’ quella la dimensione che vogliamo mantenere e offrire alla città». Insomma, il progetto ‘Adotta una colonna’ attraverso il quale l’abbazia cerca mecenati disposti a finanziare i lavori, è anche l’occasione per ’aprire’ il monastero alla città, alla gente. Per avviare il recupero delle colonne occorre, per ogni stralcio di lavori, raggiungere almeno la metà del costo previsto. Per informazioni sul progetto www.unacolonnapersanpietro.com