
"Sapevamo che a sparare al professore non poteva essere stato certo un professionista. Avevamo tra le mani tantissimo materiale e tra le ipotesi, per quanto riguarda il movente, c’era proprio l’insoddisfazione da parte di qualche paziente. L’ipotesi, però, era residuale dal momento che il professore non aveva una responsabilità diretta, non andava in sala operatoria". L’ex ispettore della squadra mobile di Modena, Giuseppe Zaccaria, fu tra i primi, quella terribile notte dell’8 gennaio del 1981 ad arrivare nel parcheggio del Policlinico a seguito dell’omicidio efferato del primario della clinica ostetrico - ginecologica, Giorgio Montanari.
Zaccaria, cosa pensa degli ultimi sviluppi?
"Abbiamo sempre pensato che non potesse trattarsi di un professionista: la dinamica e la balistica supportavano questa ipotesi".
Come mai?
"I fori di ingresso avevano attinto la parte bassa della macchina, dove ci sono i tubi di scappamento, e i fondelli dei bossoli avevano date di fabbricazione diverse. Un ‘killer’, inoltre, avrebbe puntato la pistola alla tempia della vittima, non gli avrebbe sparato mentre si trovava al buio, in auto e di profilo. I colpi non andarono a segno se non nella carrozzeria: ecco perché nessuno ha pensato ad un professionista".
In che modo si svolsero le indagini?
"Siamo andati anche in Sicilia con i carabinieri. Siamo stati a Taormina, Messina, nelle cliniche dove il professore condivideva la cattedra con un formiginese d’adozione. Abbiamo cercato di capire se vi fossero state problemi, qualche strascico o se qualcuno della sua equipe si fosse portato dietro qualche rancore. Furono scandagliate tutte le piste relative alle presunte rivalità ma non fu trovato niente: furono vagliati gli alibi di diversi professionisti".
Le cartelle cliniche furono esaminate?
"Certo, ma non trovammo nulla di eclatante. Allora c’era anche una dispersione di atti: alcuni in trattazione, altri a noi e altri ancora ai carabinieri. Non c’erano computer: si lavorava con le vecchie Olivetti, i mezzi che c’erano erano quelli. Al pubblico ministero De Marco subentrò il giudice istruttore che poi, dopo anni, andò via ma la faccenda fu presa seriamente da tutti quanti: fior fiori di investigatori al lavoro, e posso assicurare che il materiale era tanto. Ma tutto è stato cristallizzato successivamente. Con gli elementi di ricerca che ci sono oggi le cose sono diverse e, infatti, il caso è stato riaperto".
Valentina Reggiani