Dove eravamo rimasti? All’anno scorso, al 2-1 confezionato in rimonta, e nel finale, ai danni del Cosenza che palesava, insieme ad un’invidiabile forza mentale, qualche legittima stanchezza nel Sassuolo capolista che mandava in archivio il 2024. Ebbene, tocca proprio ai neroverdi, oggi all’ora di pranzo, inaugurare il 2025 della serie B, ripartendo dall’Arechi di Salerno, campo mai troppo fausto – il Sassuolo ci vinse una Supercoppa di C, nel 2008, ma poi in campionato un solo acuto su cinque possibili – e da un avversario, la Salernitana, obbligato a vincere da una classifica quantomeno deficitaria.
Detto che la vittoria alla prima dell’anno, per i neroverdi, è merce rara – è successo due volte nelle ultime 10 stagioni, tre nelle ultime 15 – è già detto molto, dentro una vigilia cui Fabio Grosso si affaccia recuperando sì Pierini e Mulattieri, ma non Romagna e Volpato e fiutando la trappola. "Per sapere se la sosta ci ha fatto bene o no dobbiamo aspettare la gara, che ce lo dirà: da parte nostra abbiamo lavorato per riprendere subito i ritmi cui abbiamo marciato fin qua, consapevoli però che adesso l’asticella si alza e che comincia un altro campionato, fatto di gare complesse e complicate", dice il tecnico neroverde.
Che ha studiato per quanto ha potuto una Salernitana "completamente trasformata da questo mercato di gennaio" e chiede ai suoi "presenza e prestazione". Serviranno l’una e l’altra per fare risultato, serviranno l’una e l’altra per andare oltre un testa-coda non privo di insidie anche, e non solo, ambientali. "Siamo ben consapevoli di quello che ci aspetta, e delle difficoltà che andremo ad affrontare, ma il nostro fare passi avanti si misura anche dalle capacità di reagire con coraggio a quanto ogni partita ci propone e di capitalizzare le nostre qualità. La Salernitana – aggiunge Grosso - ha cambiato tanto, ne abbiamo analizzato le caratteristiche, ma ci siamo preparati soprattutto su quello che possiamo e vogliamo fare noi".
Quanto all’undici, rispetto ad un undici praticamente fatto i dubbi sono legati principalmente alla tenuta di Mulattieri – che parte, ma è in odor di staffetta – e alla mediana, dove dalla scelta tra chi mettere in regia tra Obiang e Ghion si capirà se il Sassuolo dell’Arechi sarà più di lotta o di governo.
Stefano Fogliani