Scelta giusta: il nome è anche un segno sociale

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Maria Donata

Panforti*

Da alcuni decenni gli ordinamenti giuridici, occidentali e non, tendono a valorizzare l’aspetto relazionale della vita familiare, che anticamente si esauriva nella nozione di patria potestà e perciò nel rapporto pressoché esclusivo con il padre. Nel nostro paese, dopo il riconoscimento sul piano pienamente paritario della madre, risalente addirittura alla riforma del 1975, sono a poco a poco comparsi sulla scena giuridica i nonni e le nonne, i bisnonni e tutti i parenti dell’uno e dell’altro ramo genitoriale. Anche l’affermazione del diritto dei bambini adottati a conoscere l’identità dei loro genitori biologici rientra nella tendenza a inserire la persona-bambinoa in un quadro ampio di connessioni intrafamiliari dirette ad assicurarne la crescita equilibrata e ricca di contatti, scambi, partecipazione. In un set di relazioni tutte importanti, il legame con il padre e la sua linea di discendenza non può più essere privilegiato e la sentenza della Corte Costituzionale del 27 aprile 2022 dà atto che bambini e bambine hanno una doppia linea di continuità e appartenenza alle famiglie di entrambi i genitori, posto che il nesso con la mamma e la sua famiglia di origine viene valutato allo stesso modo di quello con il padre e i suoi. Un nome non è una parola qualsiasi ma un segno di riconoscimento sia individuale che sociale. L’aspetto più importante della sentenza è nel proporre, dal punto di vista del figlio o della figlia, una visione della famiglia nella quale madre e padre contribuiscono in ugual misura a formare la complessa identità della prole. I nuovi nati assumono il cognome di entrambi i genitori nell’ordine che indicheranno, a meno che non preferiscano, di comune accordo, attribuire esclusivamente il cognome di uno dei due e quindi anche il solo cognome materno. La nuova disciplina della materia, coerente con la normativa di altri paesi europei e con il quadro generale degli sviluppi dell’ordinamento italiano, non può che essere valutata positivamente.

*Docente Diritto comparato

dei genitori Unimore