"Schizzano i ricoveri, reparti già in affanno"

Aumentati del 25% in una settimana, il dg del Policlinico: "Interventi programmati di nuovo a rischio". E si pensa a un terzo hub Covid

Schizzano i ricoveri

Schizzano i ricoveri

di Valentina Beltrame

In una settimana i ricoveri Covid sono aumentati del 25%. Ieri erano 368 i posti letto occupati negli ospedali della provincia - terapie intensive comprese - da pazienti contagiati: "Non sono i numeri di Bologna ma, in proporzione al numero di abitanti, li seguiamo a ruota", commenta con preoccupazione il direttore generale dell’azienda ospedaliero universitaria di Modena, Claudio Vagnini. "Negli ultimi 5 giorni, e in particolare negli ultimi 2 – spiega – i degenti Covid positivi sono aumentati e nei reparti c’è già un grosso carico. Parlo della terapia intensiva ma anche dei reparti ordinari, alcuni dei quali lavorano già per 34 con pazienti Covid".

A ieri, tra Policlinico e Baggiovara erano 234 i ricoveri con Coronavirus, di cui 176 in degenza ordinaria: di questi ne risultano 113 al Policlinico e 63 a Baggiovara. Ben 58 sono distribuiti tra terapia intensiva (51) e sub-intensiva: di questi ne risultano 40 al Policlinico, 18 a Baggiovara. A questi bisogna aggiungere i pazienti positivi negli ospedali Ausl (Carpi, Mirandola, Pavullo e Vignola) che sono 86, e quelli ricoverati a Sassuolo (48): il totale è 368. Certo, ieri era gioranta di dimissioni perché la domenica si dimette meno, ma se guardiamo al dato del 22 febbraio vediamo come i ricoveri in pochi giorni abbiano fatto un pericoloso salto in avanti.

Al 22 febbraio erano infatti 275 i pazienti Covid assistiti in regime di ricovero negli ospedali della provincia, ed erano 259 l’8 febbraio. Un aumento costante, una terza ondata a cui siamo preparati ma che - ancora una volta - mette in sofferezna un sistema di certo rodato ma ’stanco’: "Abbiamo bisogno di non fermare l’attività programmata – dice Vagnini – eravamo riusciti a garantire l’83% degli interventi chirurgici programmati e adesso siamo di nuovo sul punto di doverli sospendere. E’ già in atto, in molti reparti, la riconversione per aumentare i letti Covid, alcuni settori hanno già più pazienti contagiati che non. Sembra che la gente, in generale, abbia abbassato la guardia. Abbiamo notato un ritorno delle persone al pronto soccorso come se l’epidemia non esistesse e comportamenti scorretti per esempio nei parchi. Invece siamo ancora lontani dalla fine della pandemia. Ci confortano sia la grande risposta immunitaria che ha dato la vaccinazione sui sanitari, con il 99,9% di vaccinati che ha prodotto anticorpi, sia il brusco calo dei contagi tra gli operatori del settore. Ma la strada è ancora lunga, ce la stiamo mettendo tutta ma molto dipende dal rifornimento delle dosi".

Le direzioni sanitarie di Ausl e Aou sono certe della tenuta del sistema, poiché durante la seconda ondata della pandemia la rete provinciale - anche grazie ai nuovi Osco (ospedali di comunità) e alla figura degli infermieri a domicilio (Usca) - si è dimostrata ’duttile’, in grado di accogliere tutti. Anche i nuovi hub di terapia intensiva a Baggiovara e al Policlinico hanno rappresentato una boccata di ossigeno. Ma la pressione sui due grandi ospedali è forte e si teme appunto lo stop agli interventi programmati. Per questo c’è allo studio la creazione di un terzo ospedale hub al di fuori del capoluogo. Ai ’piani alti’ della sanità ci si sta confrontando per creare una struttura di riferimento Covid in provincia, nella zona sud: in pole position ci sarebbe l’ospedale di Vignola. Un terzo polo stragegico che si faccia carico degli utenti Covid della fascia collinare e montana e che, d’altra parte, potrebbe alleggerire Policlinico e Baggiovara. Un tema su cui si sta dibattendo e rispetto al quale potrebbero essere presto prese decisioni importanti.