Terremoto Modena: sciame sismico con oltre 60 scosse

Sindaci e protezione civile vigilano, trema ancora la Garfagnana. La geologa: "Impossibile fare previsioni, dobbiamo costruire in modo adeguato"

Nel riquadro, Francesca Remitti

Nel riquadro, Francesca Remitti

Modena, 24 settembre 2022 - Sciame sismico di oltre 60 scosse (quasi tutte tra magnitudo 1 e magnitudo 2) ieri nel territorio di Pievepelago. Degna di nota, una più forte – 2.2 – ieri poco dopo le 19. Quasi tutte con lo stesso epicentro – tra S.Annapelago e Fosciandora (Lucca) – della scossa di venerdì alle 17.48, ricalcolata con magnitudo 3,7. Un’altra ventina di piccole scosse sono state registrate dall’Istituto Nazionale di Geofisica con epicentro nei limitrofi comuni lucchesi, una delle quali (di magnitudo 2,4) a mezzanotte e 12 minuti è stata avvertita da molti anche nell’alto Appennino modenese.

Da una verifica sul catalogo sismico dell’Ingv si nota che già nelle scorse settimane erano in atto microscosse in questa zona di crinale che ricade nella zona sismica della Garfagnana, tra Pievepelago e Frassinoro. "Una situazione non tranquillizzante", emerge da vari commenti di cittadini sui social. L’Agenzia regionale per la Protezione civile non ha ricevuto segnalazioni di danni da Comuni e Vigili del Fuoco, comunque ha comunicato che "rimane in stato di allerta, con personale già presente presso il Centro operativo di Marzaglia, per monitorare gli effetti del fenomeno, in stretto contatto con i sindaci del territorio, le Autorità competenti e i soggetti interessati".

-

La scossa di terremoto, fortunatamente senza conseguenze, che giovedì pomeriggio ha fatto tremare la terra a Pievepelago e comuni limitrofi, ha acceso di nuovo l’attenzione sulla sismicità del nostro territorio e di tutta la Penisola. Ne abbiamo parlato con la geologa Francesca Remitti, docente al Dipartimento di Scienze Chimiche e Geologiche di Unimore, che ribadisce come sia impossibile prevedere altre scosse e sottolinea come l’unica difesa che abbiamo sia quella di costruire edifici antisismici.

Professoressa Remitti, che scossa è stata quella di giovedì?

"Pievepelago, è noto, è un luogo dove i terremoti avvengono abbastanza regolarmente. La scossa di giovedì non è stata particolarmente forte ma noi sappiamo che la zona è soggetta a terremoti anche di dimensioni maggiori, il più grande è stato quello della Garfagnana del 1920. Fenomeni in linea con la sismicità dell’Italia, e queste piccole scosse ci devono ricordare che dobbiamo essere preparati, dobbiamo costruire edifici adeguati, in grado di reggere a questi eventi. L’Italia è un territorio tettonicamente e sismicamente molto attivo, le scosse avvengono in continuazione, la gran parte sono piccole che non avvertiamo poi ce ne accorgiamo appena la magnitudo si alza".

Ci dobbiamo aspettare in questa zona altre scosse?

"E’ molto difficile rispondere a questa domanda; quello che noi geologi possiamo dire è che il nostro Alto Appennino è una zona dove potenzialmente possono avvenire i terremoti ma questo non vuole dire che arrivi domani, potrebbe avvenire tra dieci o vent’anni".

Gli altri terremoti avvenuti nelle stesse ore in altre parti d’Italia sono collegabili a quello di Pievepelago?

"Non c’è una correlazione nel senso che uno non ha fatto si che ne venisse un altro, sono avvenuti tutti più o meno contemporaneamente e questo è un caso; è tutto legato al fatto che siamo all’interno della grande area del Mediterraneo dove l’Africa si muove verso l’Europa".

Che tipo di terremoto è stato quello di Pievepelago?

"Quelli dell’Appennino sono terremoti abbastanza simili come meccanismo a quelli dell’Italia centrale; sostanzialmente il lato adriatico si allontana dal lato tirrenico, e sono diversi da quelli che si formano in Pianura Padana e in Adriatico che invece sono dei movimenti di raccorciamento".