
La procura militare di Verona aveva chiesto per il militare, trasferito a Teramo, il processo. Ma l’avvocato difensore ha ottenuto dal giudice l’ammissione alla messa alla prova.
Andrà a svolgere lavori socialmente utili per 8 mesi l’ex capitano dei carabinieri di Pavullo protagonista di un episodio senza precedenti. Era la sera del 14 maggio 2024. Da quanto è stato ricostruito, l’allora comandante della Compagnia durante l’ispezione al cambio turno scrisse con la biro sulla fronte di una carabiniera 21enne ‘visto, il capitano’, come si fa per avvenuto controllo sulle pattuglie. Lei è rimasta esterrefatta. Un giovane collega, percependo la gravità dell’accaduto ha fotografato il viso della ragazza, facendolo circolare in una chat interna. L’episodio è emerso grazie a lui e al comandante di stazione, che ha subito attivato la scala gerarchica perché venissero presi provvedimenti. Il comandante provinciale ha immediatamente esonerato per 15 giorni il capitano. Poi nel giro di una settimana è arrivato il trasferimento a Teramo. Misura in realtà criticata dai sindacati, a cui è parsa una promozione.
Così scrive in un post Fb Antonio Savino, Presidente Nazionale dell’ Unione Carabinieri sulla vicenda accaduta a maggio scorso: il comandante aveva umiliato una sottoposta scrivendole in faccia con un pennarello. I sindacati erano immediatamente intervenuti per fare chiarezza e oggi chiedono che sia espulso dall’Arma: i lavori socialmente utili non bastano. Il capitano in questione peraltro risulterebbe esser stato comandante di plotone alla scuola marescialli dei carabinieri di Firenze, scuola al centro di tante testimonianze controverse e difficili di vessazioni subita dagli allievi, lì dove si tolse la vita l’allieva Beatrice Belcuore. Ecco ricostruita la vicenda.
"La Procura militare di Verona ha avviato un’indagine, chiedendo per il capitano il processo con l’accusa di ingiuria a un inferiore di grado. Ieri mattina a Verona l’udienza ha visto un colpo di scena. L’avvocato del capitano, Luca Camaggi di Bologna, ha chiesto al giudice l’ammissione alla messa alla prova, cioè lo svolgimento di lavori socialmente utili. A supporto di questa istanza ha sottolineato il profilo incensurato del capitano, quella che a suo dire era la tenuità del fatto e l’impegno conciliativo mostrato dal militare offrendo un risarcimento alla collega per la sofferenza che le ha inflitto, pur senza riconoscimento di colpa. Il risarcimento è stato accettato dalla 21enne, che si è costituita parte civile contro di lui tramite gli avvocati Cosimo Zaccaria e Alessia Massari. Alla luce di tutto questo, il giudice ha ammesso il capitano alla messa alla prova, disponendo per lui lavori socialmente utili fino al 23 ottobre. Data in cui, se l’attività risulterà svolta in modo proficuo, emetterà sentenza di proscioglimento. Il capitano così eviterà il processo. L’Arma però potrebbe comunque disporre provvedimenti disciplinari nei suoi confronti.