
La professoressa Antonella Paone
Sassuolo (Modena), 27 gennaio 2025 – Tante responsabilità, stipendi bassi e contratti a tempo indeterminato che sembrano un miraggio. Sono i problemi cronici che affliggono schiere di insegnanti di ogni ordine e grado.
Oggi, infatti, chi sceglie di intraprendere questa carriera si trova a dover affrontare un percorso lungo, faticoso e oneroso che nella maggior parte dei casi, prima di garantire una stabilità professionale, prevede una serie di anni di precariato.
Se il tema del precariato è ampiamente noto, non capita però spesso di sentire storie come quella di Antonella Paone, supplente di Lettere e Storia all’Istituto Baggi di Sassuolo che denuncia di non essere più stata pagata dal mese di ottobre.
“Ho firmato il contratto a tempo determinato il 24 settembre scorso – spiega la docente – per una cattedra completa di 18 ore settimanali. Da allora mi sono stati corrisposti soltanto gli stipendi dei pochi giorni di settembre e del mese di ottobre; dal 23 ottobre a oggi, non sono più stata pagata”.
“Fortunatamente – prosegue la professoressa – vivo con mio marito che porta a casa uno stipendio; ma si provi a immaginare una persona costretta a vivere nella mia situazione che conti soltanto sul proprio lavoro. Mi sono informata in segreteria e ho fatto appello ai sindacati, ma pare che il problema sia a monte e i miei stipendi siano ancora ‘bloccati’ al ministero; o almeno, questo è quanto mi è stato riferito”.
Non è la prima volta che Antonella si trova in una situazione simile.
“L’esperienza dello scorso anno scolastico – aggiunge la docente – non è stata molto diversa. Avevo due contratti: nella prima scuola, dove avevo un contratto con scadenza al 30 giugno 2024, venivo pagata regolarmente, ma nell’altra, dove facevo supplenze che si rinnovavano di volta in volta, non mi hanno pagata per tre mesi.
Gli arretrati sono arrivati soltanto a gennaio 2024. Come se non bastasse, noi precari dobbiamo fare i conti anche con eventuali problemi di salute che, in caso di malattia, portano immediatamente a una riduzione drastica dello stipendio”.
Antonella racconta anche il paradosso degli investimenti richiesti per accedere alla professione.
“Per insegnare nella scuola di secondo grado – chiarisce – oltre alla laurea magistrale, un insegnante oggi deve anche frequentare un percorso di 60 crediti universitari, per un costo che varia tra i 2.000 e i 3.000 euro a seconda della facoltà che li somministra.
E tutto questo per partecipare a concorsi che non garantiscono alcuna stabilità. Investire per poi trovarsi a lavorare senza retribuzione è avvilente e mi è già capitato di vedere tanti colleghi giovani e motivati che, a causa di situazioni come la mia, decidono di lasciare l’insegnamento”.
Antonella, infatti, ha deciso di raccontare la sua storia sperando di portare altri colleghi che si trovano in situazioni simili a denunciare.
“Sembra assurdo – commenta la docente – ma tanti insegnanti si sentono miracolati anche solo ad avere la prospettiva di uno stipendio.
Mi è capitato spesso di raccontare la mia storia e sentirmi dire: ‘Ma cosa vuoi che sia? Tanto, prima o poi lo Stato paga’.
Ma se questa diventa la normalità, mi chiedo come si possa sperare che la scuola offra un servizio di qualità ai nostri ragazzi”.
j.g.