Scuola, a Pavullo lezioni 'sperimentali' in aula: è polemica

Il caso dell’istituto tecnico Marconi, dove il 15% degli studenti entra regolarmente in classe. Critiche da genitori e sindacati

Una classe dell’istituto Fermi durante la lezione di ieri

Una classe dell’istituto Fermi durante la lezione di ieri

Pavullo (Modena), 14 gennaio 2021 - Tornare a fare lezione in presenza è il sogno di tanti, sicuramente di quelli che lo stanno gridando ogni giorno nelle piazze o sui social e di quelli che accusano politica e istituzioni di aver adottato misure troppo rigide per fronteggiare l’emergenza Covid-19. A Pavullo la dirigente scolastica dell’Istituto tecnico e professionale ‘Marconi’ ha trovato il modo per garantire il più possibile l’attività didattica in classe. Non sarà presenza al 100%, ma almeno i 483 studenti possono frequentare, a rotazione, le lezioni in classe assieme a una parte dei propri compagni. Non solo le attività didattiche che prevedono alcune ore in laboratorio, come è concesso dalle disposizioni ministeriali e dalle ordinanze regionali. Ma tutte le materie del piano formativo: italiano, matematica, così come inglese o storia.

Il precedente Coronavirus addio alla dad a Modena? "Scuola in presenza 'bloccata' dal nodo trasporti"

Un esperimento simile è stato adottato anche da altri istituti, tra i quali il ‘Morandi’ di Finale Emilia, il ‘Fanti’ di Carpi e il ‘Willigelmo’ di Modena. Ma dall’Appennino arriva l’azione più "coraggiosa", proprio a pochi giorni dall’ordinanza del presidente dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, che ha rinviato la riapertura delle scuole superiori al 25 gennaio. Da lunedì, infatti, il 15/20% degli studenti entra in classe al suono della campanella mentre il resto dei compagni si collega da remoto. L’insegnante sta alla cattedra e parla rivolto a una decina di ragazzi e alla webcam attraverso la quale può raggiungere il resto della classe a distanza. L’obiettivo è di evitare di isolare i ragazzi con disabilità o difficoltà di apprendimento (per i quali anche durante il lockdown erano organizzati laboratori in presenza con gli insegnanti di sostegno) e venire incontro a chi ha problemi di connessione internet a casa. La preside, Anna Fucile, ha agito secondo la legge sull’autonomia scolastica e i poteri che le sono conferiti.

Per questa ‘forzatura’ (un ‘escamotage’ secondo i sindacati) non sono mancate le critiche di alcuni genitori e insegnanti, soprattutto per il modo con cui è stata comunicata la decisione. "Da settimane arrivano segnalazioni di ogni tipo e non riusciamo più a capire quali siano le notizie giuste" racconta la madre di uno studente, preoccupata che un continuo turnover dentro la scuola possa favorire più velocemente la trasmissione del virus. Va precisato che quella in presenza rimane un’opzione e che se una famiglia è contraria a mandare in classe il proprio figlio può inviare una giustificazione e far seguire al ragazzo le lezioni online. Perplessità anche da alcuni insegnanti che hanno discusso con la dirigente scolastica durante un animato collegio dei docenti che si è svolto martedì pomeriggio. "Non ci sono state fornite sufficienti informazioni, la dirigente ha deciso da sola senza coinvolgerci. Ci troviamo a lavorare in classe con dei ragazzi senza avere rassicurazioni anche in caso di contagi" lamenta un insegnante. La soluzione adottata al Marconi di Pavullo lascia perplessi i sindacati, consapevoli però dello sforzo che i dirigenti scolastici stanno compiendo nell’assicurare l’attività didattica "destreggia ndosi tra il diritto all’istruzione per gli studenti e il diritto alla salute".