Se il violino ’sposa’ l’elettronica: "Come due anime che s’incontrano"

Stasera ai Giardini ducali il concerto inconsueto dei musicisti estoni Maarja Nuut e Ruum .

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’Muunduja’: un concerto, un album, un labirinto sonoro in cui perdersi, dove l’eleganza senza tempo del violino si mescola all’estrema contemporaneità dell’elettronica. Due volti estoni, due anime musicali che si incontrano: sono quelle di Maarja Nuut e di Hendrik Kaljujärv, anche detto ‘Ruum’. Lei al violino e alla voce, lui tra sintetizzatori digitali e registrazioni ambientali, formano la coppia che salirà sul palco dei Giardini Ducali stasera alle 21 per il nuovo concerto - per l’appunto ‘Muunduja’, come il loro primo album insieme pubblicato nell’ottobre 2018 - firmato dal festival ‘L’altro suono’.

Come vi siete incontrati?

Hendrik: "L’Estonia è un paese piccolo, i musicisti tendono a conoscersi tutti, soprattutto se sei attivo sulla scena. Così ci siamo semplicemente conosciuti. Poi abbiamo fatto alcuni concerti insieme e da quel momento abbiamo continuato senza interruzioni".

Maarja: "Un giorno ho chiamato Hendrik e gli ho detto che forse avremmo potuto provare a fare musica insieme; non sapevo esattamente cosa e come, ma volevo provarci. Ed eccoci qui". Qual è il punto di incontro tra il violino e l’elettronica?

Hendrik: "Il punto di partenza è stato quello di voler influenzare il violino e la voce di Maarja con la musica elettronica. Ma non appena abbiamo iniziato a registrare il nostro primo album le cose hanno iniziato a unirsi. Quindi alcuni impulsi per una canzone o una traccia sono arrivati dall’elettronica. Ora utilizziamo entrambi qualsiasi oggetto o strumento".

Maarja: "Forse questo è semplicemente il nostro stile e quando noi cambiamo anche il suono lo fa. Come dice Hendrik, all’inizio avevamo un approccio più ‘conservativo’ nei confronti dei nostri ruoli ma eravamo entrambi interessati al suono e i modi di gestirlo hanno caratterizzato il nostro approccio. Il punto d’incontro è il fare musica!".

Raccontateci qualcosa sul vostro album ‘Muunduja’.

Hendrik: " ‘Muunduja’ è frutto di un lungo lavoro. Nel processo di creazione è cambiato molto. Questo ovviamente rende molto difficile legarlo a qualcosa. Credo che il nome dell’album (che significa ‘cambio’) lo rifletta molto bene. Alla fine tutti i cambiamenti e le variazioni che abbiamo fatto in quel periodo sono contenuti nell’album e questo lo rende unico, almeno per noi".

Maarja: "Sì, penso che nell’album si possano ascoltare tanti livelli ed è interessante come cambi ancora durante i live". Questo è stato un anno difficile, soprattutto per la cultura. Cosa significa per voi tornare a esibirvi dal vivo?

Hendrik: "E’ spaventoso! No, sto scherzando. In realtà è veramente bello e non vedo l’ora di tornare a esibirmi dal vivo. Mi sento rigenerato e pieno di desiderio di salire sul palco e fare musica di nuovo. L’ultima volta che abbiamo avuto un concerto è stato a dicembre. Quindi è come fare festa dopo un lungo periodo di digiuno".

Maarja: "Concordo, non vediamo l’ora!".

Chiara Mastria