Una famiglia unita da reciproco amore e rispetto. Due fratelli sempre pronti ad aiutarsi e ad accudire l’anziana madre. Cosa abbia mandato in frantumi la serenità familiare, soltanto l’indagato potrà raccontarlo. Sono stati sentiti ieri dai carabinieri i parenti di Uber Capucci, accusato del duplice omicidio dell’anziana madre, Anna e del fratello Emore. La volontà della procura e degli inquirenti è capire, infatti, cosa possa aver portato l’indagato a compiere un gesto così efferato e tragico e, per questo, ’svelare’ problemi, screzi, dissapori. Ciò che ad oggi si sa è che il 67enne, domenica, si era recato come spesso faceva in visita al fratello e all’anziana madre. Uber viveva con la famiglia a Spilamberto ma era solito recarsi a pranzo dalla madre. Dopo terrificanti grida, intorno alle 20.30, è calato un silenzio ‘glaciale’. Secondo lo zio dei due fratelli, Giancarlo Cappucci, fratello di Osvaldo, il papà di Uber ed Emore, la famiglia era stata sempre unita, esemplare. "Io ero orgoglioso dei miei nipoti – ha sottolineato sconvolto – La nostra è sempre stata una famiglia unita e di persone per bene. Avevo incontrato i fratelli quindici giorni fa, al mercato del giovedì, e ho detto loro che presto sarei andato a trovare anche Anna. Mi hanno detto che mi aspettavano. Apparivano tranquilli e gioiosi. Per questo non mi passava neppure per l’anticamera del cervello che potesse capitare una cosa del genere".
v. r.