STEFANO FOGLIANI
Cronaca

"Serve innovazione contro la morsa della crisi"

Nel 2023 il record di sempre, con 2,37 miliardi di fatturato. Nel 2024, già annunciato dai previsionali dello scorso dicembre,...

Nel 2023 il record di sempre, con 2,37 miliardi di fatturato. Nel 2024, già annunciato dai previsionali dello scorso dicembre,...

Nel 2023 il record di sempre, con 2,37 miliardi di fatturato. Nel 2024, già annunciato dai previsionali dello scorso dicembre,...

Nel 2023 il record di sempre, con 2,37 miliardi di fatturato. Nel 2024, già annunciato dai previsionali dello scorso dicembre, il crollo. Il settore dei costruttori di macchine e attrezzature per ceramica chiude infatti il 2024 con un giro d’affari complessivo di 1,82 miliardi di euro, ovvero un 23% che racconta ‘performance negative in tutti gli indicatori principali’. I dati sono stati diffusi ieri, dal Centro Studi Mecs, in occasione dell’assemblea annuale che ACIMAC, l’associazione che riunisce, rappresenta e assiste i costruttori italiani di impianti, macchine, attrezzature, semilavorati, materie prime e servizi per la ceramica, i laterizi e i refrattari raggruppando al suo interno oltre 100 aziende, ha celebrato al Teatro Carani di Sassuolo.

"Il settore si è ritrovato stretto in una morsa tra una crisi congiunturale e alcuni fattori endogeni, come una competizione internazionale spregiudicata e l’innalzamento dei costi di produzione", ha detto il Presidente Paolo Lamberti, senza nascondere come il sentiment del settore, anche per l’anno in corso, non sia granchè. "La morsa, se possibile, si è fatta ancora più stretta, visti i dazi americani, l’incertezza diffusa e – ha aggiunto - i nuovi fronti di guerra in Medio Oriente. Permangono poi le conseguenze del conflitto in Ucraina, con la Russia esclusa dalle relazioni commerciali per via delle sanzioni, e i costi dell’energia, che incidono sulle produzioni dei clienti non solo in Italia o in Europa, ma anche in Asia".

Quadro non brillantissimo, che si riflette su dati che lasciano pochissimo all’immaginazione. L’export, tradizionale motore del comparto, ha registrato 1,29 miliardi di fatturato, perdendo il 25% rispetto all’anno prima, e flette anche il mercato italiano, attestatosi a poco più di 530 milioni di euro, in calo del 17,6%. Pesano, insomma, le tensioni geopolitiche e le incertezze ad esse legate che ‘raffreddano’ i mercati e deprimono gli investimenti, pesano politiche europee che ‘zavorrano’ le aziende italiane mentre i produttori esteri molto ‘copiano’ e altrettanto si avvantaggiano di regole molto meno stringenti di quelle che condizionano le aziende di casa nostra.

"Dobbiamo però rimboccarci le maniche nel ribadire in ogni ambito e in ogni mercato tutte le qualità del made in Italy", ha detto ancora Lamberti, aggiungendo come "le nostre aziende non devono smettere di guardare avanti: l’innovazione che il comparto ha sempre proposto resta un driver di sviluppo che i mercati apprezzano e riconoscono. Occorre ripartire da lì". Da un dinamismo che anche in altre occasioni ha permesso al settore di ‘risalire’ la corrente, facendone un’eccellenza.