Si fa comprare una casa, rischia il processo

La donna è indagata per circonvenzione di incapace. A denunciarla i parenti di un anziano che ha sborsato circa 250mila euro

Migration

Secondo la giovane indagata tutti quei ‘doni’ erano legati ad una storia d’amore tra lei e la presunta vittima. Secondo i parenti di un anziano imprenditore modenese, invece, la donna lo aveva circuito per farsi acquistare un appartamento, dove in realtà viveva con il fidanzato e con la famiglia e per fare la ‘bella vita’ con i soldi dell’uomo che spesso, a seguito delle sue pretese, avrebbe prelevato cifre importanti per poi consegnargliele. A rischiare il processo ora è una 30enne di origini rumene, denunciata dai parenti della presunta vittima appunto per circonvenzione di incapace. La Procura aveva chiesto l’archiviazione del caso ma la famiglia dell’uomo, attraverso il proprio legale, ha presentato opposizione e ieri il giudice si è riservato. I fatti iniziano nel 2018 quando la giovane conosce occasionalmente l’imprenditore, titolare di una grossa azienda modenese. I due iniziano a frequentarsi e ad incontrarsi nei supermercati, nei ristoranti ma non è chiaro o meno se vi sia stata effettivamente una relazione, come sostiene la donna.

Quello che è emerso in seguito, però, è che dai conti della società e da quelli personali dell’uomo era ‘uscito’ nei mesi parecchio denaro: circa 250mila euro tra l’acquisto dell’abitazione - come hanno poi scoperto i familiari - e i continui prelievi per oltre 40mila euro. Ad accorgersene sono stati come detto i parenti dell’imprenditore, che si sono resi conto degli esosi ammanchi analizzando i bilanci della società da cui partivano bonifici ‘a raffica’. Secondo i parenti della presunta vittima, l’anziano soffriva di una patologia degenerativa già dal 2017 e ieri il legale della famiglia ha presentato ulteriore documentazione medica che attesterebbe una ‘fragilità psichica’ del 70enne già nel periodo antecedente l’incontro con l’indagata.

Secondo il legale che rappresenta la giovane straniera, invece, la patologia sarebbe stata accertata all’anziano solo nel 2020, diversi anni dopo quei pagamenti e a seguito di un incidente di cui l’anziano rimase vittima nell’ottobre dello stesso anno.

Solo in quel momento – sostiene la difesa – sarebbe stato diagnosticato all’uomo un decadimento cognitivo. Prima di allora non vi sarebbero stati sintomi accertati, compatibili con il reato di cui la donna è ora accusata, ovvero circonvenzione d’incapace. Ieri il giudice si è riservato sulla decisione di archiviare o meno il caso.

Valentina Reggiani