«Crollo Haemotronic, nessun colpevole per i morti»

Medolla, il tribunale ha archiviato il caso: «Non ci fu l’obbligo a riprendere il lavoro»

Il capannone della Haemotronic crollato il 29 maggio 2012 a seguito del sisma

Il capannone della Haemotronic crollato il 29 maggio 2012 a seguito del sisma

Modena, 8 gennaio 2016 - Non ci sono responsabilità penali per i quattro operai morti dentro la Haemotronic di Medolla. Non ci saranno colpevoli, dunque, per le morti di Paolo Siclari, Biagio Santucci, Giordano Visconti e Matteo Serra, avvenute il 29 maggio del 2012, quel mattino quando le scosse di terremoto stravolsero (di nuovo nello stretto giro di pochi giorni) la Bassa. Il gip Teresa Magno ha redatto, e depositato, l’ordinanza di archiviazione, dopo l’opposizione presentata dagli avvocati dei parenti delle vittime al primo ‘responso’, che andava nella stessa direzione, emesso dalla procura a firma del pubblico ministero Maria Angela Sighicelli (eravamo a ottobre del 2014). I motivi sono tanti, molti dei quali tracciati in quell’opera ‘mastodontica’ che già in sede di incidente probatorio il pool di esperti del gip aveva messo insieme nell’identificare come unico vero ‘colpevole’ il quadro normativo vigente nel 2012, che aveva dato luogo a «verifiche inadeguate sulle strutture», ma comunque, appunto, a norma di legge. Quella perizia di 476 pagine è un po’ l’anima della recente ordinanza di archiviazione: ci aveva lavorato anche Maria Gabriella Mulas, docente del Politecnico di Milano che ha prodotto un elaborato simile anche per la Casa dello studente de l’Aquila. Erano dodici, in tutto, gli indagati per il crollo del capannone della nota azienda biomedicale di Medolla; quindici le parti offese. Una dozzina di indagati che comprendeva architetti, ingegneri, geometri ed il titolare dell’azienda stessa. Quelle figure che, in buona sostanza, per ruolo o per professione, resero possibile il ritorno al lavoro degli operai il 29 maggio, quando l’azienda, fatalmente, era rimasta chiusa fino al giorno prima conseguentemente allo sciame sismico in atto. La posizione più delicata, indubbiamente, quella dell’ingegnere che diede l’ok all’agibilità della Haemotronic dopo le scosse del 20 maggio e quelle successive. Posizione che per tre anni hanno rappresentato gli avvocati modenesi Cosimo Zaccaria e Alessia Massari. Riporta il gip Magno, tornando alla verifica fatta dall’indagato in data 21 maggio: «L’ispezione ai pilastri, che avrebbe interrotto le condizioni di operatività della camera bianca, non avrebbe potuto essere effettuata senza creare alla Haemotronic un danno economico non indifferente. Il fatto costituisce un’ovvia controindicazione all’ispezione stessa, non essendo ragionevole che l’ispezione per l’agibilità crei danni peggiori dell’evento sismico. Inoltre – scrive ancora Magno –, come sottolineato sia dai periti sia dal consulente tecnico del pm, la valutazione di agibilità in emergenza post sismica è valutazione temporanea e speditiva... la valutazione svolta a tal fine poggia sulla valutazione del danno rilevabile visivamente negli elementi strutturali... La valutazione di un evento sismico di intensità maggiore rispetto a quello già verificatosi non è di competenza dell’ingegnere che effettua accertamenti e verifiche della natura di quelli in parola, ma di un sismologo». Quindi, in quel momento, mentre nessuno poteva sapere che il terremoto sarebbe tornato, così forte, delle verifiche accurate avrebbero arrecato danni superiori a quelli già causati dal sisma. Altra posizione ‘delicata’, quella del titolare dell’azienda di Medolla (difeso dal legale Luigi Ravagnan, di Venezia): l’archiviazione, in questo caso, è motivata proprio dalle leggi. Secondo la classificazione sismica figlia dell’ordinanza del presidente del consiglio (2003), Medolla era in zona a ‘bassa sismicità’ e sulla base di ciò, il titolare dell’azienda non era obbligato a conformare la struttura alle nuove norme antisismiche. Inoltre, rileva il gip: «Dalle dichiarazioni rese dai dipendenti, non risulta che alcuno fosse stato obbligato a riprendere l’attività lavorativa». I legali dei parenti delle vittime, nel mentre, stanno preparando la causa civile.