Smog, un’auto su cinque costretta allo stop. «La Regione ci offra un’alternativa»

Il Comune scrive a Bologna: «Servono soldi per trasporto pubblico e nuovi incentivi»

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Modena, 30 luglio 2015 - Se il piano è questo, serve «un forte investimento regionale». Il Comune di Modena dice queste parole mentre cammina sul filo sottile stesso sotto i suoi piedi dalla manovra antismog. Un intervento, pianificato dalla Regione, dall’obiettivo globalmente condiviso (ridurre le emissioni in modo deciso), ma dallo ‘svolgimento’ particolarmente duro: un’auto su cinque, a partire dal primo ottobre, non potrà più girare indisturbata per la città. Pena la sanzione.

Riavvolgiamo il nastro. Il Piano regionale integrato per la qualità dell’aria, adottato dal governo emiliano-romagnolo, punta ad abbattere drasticamente le emissioni entro il 2020. Come? Con le domeniche ecologiche, che già conoscevamo, ma soprattutto con un blocco della circolazione – dal lunedì al venerdì dalle 8.30 alle 18.30 – che non coivolge più solo gli Euro 0 a benzina e i diesel fino a Euro 2, ma anche gli Euro 1 (benzina) e soprattutto i diesel Euro 3. Tradotto in numeri, se nel 2012 le auto bloccate erano l’11% del totale, oggi si sale al 19: in totale 22mila veicoli.

La stessa situazione, con ogni probabilità, si verificherà negli altri Comuni coinvolti, che a Modena sono Carpi, Sassuolo, Castelfranco e Formigine, tutti con una popolazione che supera i 30mila abitanti. Inutile dire che per alcune famiglie questa manovra potrebbe rappresentare un grosso problema: stiamo parlando, infatti, di automobili acquistate anche nel 2005 o nel 2006, e quindi non di vecchie ‘carrette’ ma di veicoli ancora prestanti e moderni. Vero, però, che inquinano molto più degli altri, ed è questo il motivo della loro esclusione. Il Comune, come ha rimarcato ieri in un intervento il responsabile Ambiente della segreteria provinciale del Pd Simone Tosi, non ha fatto altro che adottare un piano regionale: «Non si può attribuire solo all’amministrazione locale modenese, come qualcuno sta cercando di fare». Questo, però, non basta a togliere l’amministrazione Pd dall’imbarazzo: da una parte, infatti, c’è la responsabilità verso l’ambiente, dall’altra quella verso il ceto meno abbiente che – seppur ‘passato di moda’ – a sinistra ha votato spesso. ‘Come fai a costringere una famiglia con figli e mutuo a carico a cambiare l’auto seminuova?’ si chiede qualcuno.

L’alternativa naturale sarebbe il trasporto pubblico. Il servizio, però, come spieghiamo qui sotto, andrebbe potenziato e perfezionato. E il tempo non è molto. Ecco perché ieri l’assessore all’ambiente Giulio Guerzoni ha scritto una appassionata lettera alla Regione, in cui dice: «Nei territori e nelle città sentiamo la necessità di un forte investimento regionale sul trasporto pubblico, sulle infrastrutture e sulla ciclabilità, sugli incentivi per le conversioni dei veicoli a gpl/metano e sui progetti di mobilità elettrica». In altre parole: la manovra la facciamo, ma non a costo zero. «Solo con questi elementi in campo – continua l’assessore – e in sinergia con le azioni dei Comuni, è possibile immaginare uno scatto in avanti per migliorare la qualità dell’aria».

Guerzoni prosegue sottolineando che «la sfida sta nel non permettere che vi sia contrapposizione tra la convenienza economica individuale del momento e l’obiettivo collettivo del miglioramento della qualità dell’aria». Ed è anche per questo motivo, «che Modena ha proposto, attraverso la discussione in Regione, di ridurre l’ampiezza delle aree interessate dalla limitazione rispetto a quella inizialmente prevista e non adotterà misure aggiuntive come invece hanno fatto altri Comuni emiliani nel recente passato». La trattativa è in corso, dunque, e il prezzo da pagare potrebbe pure abbassarsi. Da questa bolla di smog con le pareti spesse, però, non usciremo di certo con una passeggiata.