"Spero che prendano presto il responsabile, io sono pulito con me stesso, voglio che tutto venga risolto in primis per la famiglia di Alice".
Con la voce camuffata e la moglie al suo fianco si è fatto intervistare dalla trasmissione televisiva di Rai2, Storie Italiane, l’amico e collega di Alice, quello che è stato definito ’terzo uomo’ e su cui si erano puntati i riflettori, anche degli inquirenti, proprio per la sua confidenza con la vittima.
"Abbiamo preso qualche caffè, di mattina, lei mi parlava ma io non c’entro nulla", ha detto mentre la moglie gli forniva l’alibi: "Quel giovedì sera è tornato dal lavoro, ha preso nostro figlio ed è andato a fare la spesa. Poi abbiamo cenato a casa perchè il giorno dopo si andava a lavorare. Venerdì stessa cosa, lavoro, commissioni con la famiglia a Carpi e poi siamo andati tutti insieme a cena fuori", racconta la donna. L’uomo ha dichiarato che, secondo lui, l’assassino non fa parte dell’azienda, la Wam di Cavezzo: "So che Alice doveva incontrare un ex collega, uno che non lavora qui, proprio giovedì mi confidò che aveva intenzione di dirgli di lasciarla in pace, perché lei era sposata con una figlia. Credo lo dovesse incontrare subito dopo il lavoro".
Sta parlando dell’aperitivo che la donna ha preso alle 20 con il collega sardo (ora indagato per omicidio volontario) o di qualcun altro?. L’uomo fissa l’appuntamento di cui Alice gli aveva parlato tra le 16.30 e le 18 di giovedì, il che spiegherebbe il ritardo con cui la donna era arrivata a casa quel giorno, dicendo poi al marito di aver fatto tardi in fabbrica.
"L’ho vista l’ultima volta giovedì all’uscita, al marcatempo", conclude il confidente, lasciando intendere che la donna era uscita alla solita ora. Cos’ha fatto Alice fino alle 18 inoltrate? Doveva davvero incontrare qualcuno per dirgli di lasciarla in pace?. Tutto ciò ha a che fare con la sua morte? Dagli ultimi sviluppi, pare di no.