GIANPAOLO ANNESE
Cronaca

Sorpresa Seta: Cirelli lascia. Battaglia sull’azienda unica. I sindaci battono cassa

Il presidente si è dimesso: ci sarebbero motivi personali, ma le indiscrezioni si rincorrono. Sale la tensione sul contenitore regionale: Tper spaventa, pressing per valorizzare i territori.

Il presidente si è dimesso: ci sarebbero motivi personali, ma le indiscrezioni si rincorrono. Sale la tensione sul contenitore regionale: Tper spaventa, pressing per valorizzare i territori.

Il presidente si è dimesso: ci sarebbero motivi personali, ma le indiscrezioni si rincorrono. Sale la tensione sul contenitore regionale: Tper spaventa, pressing per valorizzare i territori.

Il presidente di Seta Alberto Cirelli si è dimesso. Il consiglio d’amministrazione dell’azienda di trasporti è stato informato in queste ore (giovedì avverrà la ratifica), così come hanno appreso la notizia gli azionisti pubblici e privati. Le motivazioni? Le indiscrezioni rimandano a una scelta personale dovuta a motivi di salute, ma in queste ore è impossibile non pensare che possa aver influito sulla scelta anche la fibrillazione di questi mesi legata alle sorti di Seta.

Cirelli (nella foto) in passato aveva messo a disposizione il proprio mandato in occasione dell’ennesima giornata nera dei trasporti a inizio anno scolastico. Aveva manifestato l’impossibilità di incidere sul miglioramento del servizio, innescando la ’rivolta’ dei territori – Comuni e province di Modena e Reggio – contro Tper e l’amministratore delegato di Seta Riccardo Roat, giudicati troppo Bologna-centrici. È seguito uno scontro a distanza tra i soci pubblici e i vertici aziendali. Fino a quando di recente è stato approvato un piano di rilancio che prevede tra l’altro il ripristino del servizio ai livelli del 2023 attraverso l’assunzione di cento autisti, sebbene per arrivare a una qualità soddisfacente del trasporto pubblico occorrerebbero almeno 4 milioni di euro, che al momento non si sa dove andare a reperire. I sindaci hanno manifestato una timida apertura di credito sul piano, i sindacati e in particolare la Fit Cisl invece lo hanno bocciato senza appello perché continuano a mancare le risorse.

La sfida finale, in vista del bando pubblico per l’affidamento del servizio del 2026, è l’idea di un’azienda unica regionale che integri tutte le aziende locali (tranne Parma). Il presidente Michele de Pascale e l’assessora Irene Priolo lo hanno ribadito più volte, anche se gli azionisti pubblici non si fidano: il timore è che Modena venga inghiottita in questo colosso. Sull’argomento circolano un paio di considerazioni. Intanto per Modena sarebbe meglio l’azienda unica regionale che la holding: se il territorio negozia bene potrebbe ottenere più spazio. Altrimenti il rischio è che Tper prenda il totale controllo della nuova creatura regionale togliendo ai territori la presa e la possibilità di calibrare il servizio sulle esigenze dei propri cittadini. C’è chi in questo senso ravvisa un parallelismo con lo strapotere di Hera rispetto ai Comuni di riferimento.

Inoltre, come il sindaco Massimo Mezzetti ha spesso fatto presente più o meno tra le righe, l’interlocutore per la costruzione di questa nuova realtà deve essere la Regione, lo stesso presidente de Pascale, una figura terza insomma. Non certo Tper che sul prossimo assetto ha tutto l’interesse a rivendicare prerogative proprie e, secondo diversi addetti ai lavori, resta "sganciata dalle dinamiche del controllo pubblico avendo emesso strumenti finanziari quotati in mercati regolamentati".

Rimane l’incognita delle risorse. De Pascale ha annunciato 15 milioni per il trasporto pubblico, ma bisognerà vedere come verranno distribuiti tra le varie province.