"Sos Ucraina, i nostri van partiti ’dal basso’"

Sette mezzi stanno raggiungendo il confine per portare aiuti e salvare donne e bambini. L’ideatrice Giacomelli: "È nato tutto sui social"

Migration

dall’inviato

Francesco Vecchi

(Polonia)

"Ho visto le immagini delle bombe e mi sono detta: come regalo di compleanno voglio poter aiutare in qualche modo quelle persone. Devo partire. Anzi, dobbiamo partire".

Comuni cittadini, di questo stiamo parlando: c’è chi nell’assistere al disastro innaturale ucraino davanti alla tv ha visto materializzata in quelle immagini l’esigenza di ‘fare qualcosa’ per davvero. Farla là nella lontana Polonia, uno degli ultimi confini affacciati sulla guerra che sembra essere arrivata dal secolo scorso. Sette van, diciotto persone, cartoni colmi di bottiglie d’acqua (mille) e altri con mascherine, oltre a beni di prima necessità: anche la nostra città, ieri mattina, è stata punto di partenza per un aiuto spontaneo e istintivo alle vittime dell’invasione neo sovietica scattata il 24 febbraio scorso. Di iniziative così se ne vedono un po’ in tutta Europa, durante queste settimane che, come si dice, finiranno nei libri di storia. La comitiva composta da colleghi, amici e persone che si sono conosciute per la prima volta è partita alle sei del mattino da via Borsellino. Un’avventura umanitaria lungo 1.600 chilometri per andare ed altrettanti sulla via del ritorno. Tappa a Cracovia, ieri sera, meta a Lublino, oggi, laddove nei van, al posto dei cartoni pieni della solidarietà delle aziende del nostro territorio, saliranno mamme e bambini ucraini, quaranta in tutto, per essere portati in Italia.

La mobilitazione l’ha pensata e costruita Cristina Giacomelli: "Decisione maturata una notte, lo scorso nove marzo – spiega la 47enne di Modena –. Ora posso dire che non mi sarei mai aspettata che nascesse una rete del genere. Almeno, non in così poco tempo". Per Stefano Bianchi, direttore Confapi Emilia, "dopo la pandemia siamo tutti emotivamente più sensibili. Per questo – aggiunge guidando uno dei van al confine con l’Austria – nascono iniziative così, partite ‘dal basso’". Quindi, come nascono? Cristina mentre sistema il carico di beni per i profughi dell’Ucraina in una delle soste nella rotta verso Est spiega di aver letto su Facebook di un viaggio simile andato a buon fine da un’altra città d’Italia, di aver quindi creato una sua pagina ‘social’, spiegando al suo interno il proprio desiderio. Breve inciso: questa è anche una storia che rende un lato positivo dei social come mezzo, mentre la più classica delle polarizzazioni vede comparire sempre più putiniani dell’ultima ora ‘contro il pensiero unico’. Poi è scattata la fase dell’auto-finanziamento, sostenuto dagli imprenditori di Confapi Emilia e non, e anche da tanti altri cittadini. Veniamo al dunque: tre van partiti da Modena, quattro da Alessandria, i contatti con un consigliere del Comune di Cracovia, l’indicazione di raggiungere Lublino perché ci sono donne con bimbi piccoli che non sanno dove andare e in Italia possono essere aiutate (la loro destinazione ultima sarà Imperia, in Liguria, grazie a un’associazione che ha spazi disponibili).

Sono i fotogrammi principali di una ‘pellicola’ che chi sta vivendo, in questi tre giorni, definisce già come ‘il viaggio dell’anno’, interrogandosi però su come sarà emotivamente guardare negli occhi chi ha avuto la vita stravolta e in alcuni casi in modo irrimediabile. Fa parte della comitiva anche Larysa Horodynska, operatrice sanitaria ucraina di Carpi, che farà da tramite, fra quelle mamme, quei bimbi e il gruppo di italiani in viaggio. Presente anche il presidente del gruppo donne imprenditrici, l’avvocato Barbara Sabellico, e una fotografa, Antonella Bozzini di Milano. Ognuno a dare il proprio contributo, primo fra tutti qualche chilometro al volante sulle strade di un’Europa che delle cortine vuol tornare a sentir ‘parlare’ soltanto nei libri di storia, appunto.