Sparò all’ex fidanzata per gelosia Confermata la pena di sette anni

Nel novembre del 2020. Giuseppe Micillo . tentò di uccidere la donna. a Maranello, poi si costituì

Le puntò contro una pistola e fece fuoco. Poco dopo si recò dai carabinieri per annunciare di aver ucciso la ex fidanzata, ma per puro miracolo la vittima si era salvata. Ieri la Corte d’Appello di Bologna ha confermato la sentenza emessa Dal giudice lo scorso anno nei confronti del 48enne Giuseppe Micillo, accusato di tentato omicidio dopo aver sparato un colpo di pistola alla testa contro la compagna 33enne a Maranello nel novembre 2020. Durante il processo con rito abbreviato la pubblica accusa aveva chiesto per l’imputato sei anni e il gup lo aveva condannato a 7 anni e quattro mesi. Pena confermata dalla corte che ha disposto nei confronti di Micillo anche la pena accessoria dell’interdizione legale durante l’esecuzione della pena e il pagamento delle spese processuali. L’episodio, che non si trasformò in femminicidio quasi per un niente era legato alla gelosia malata provata dall’uomo – che da un anno si trova sottoposto ai domiciliari – nei confronti della compagna, difesa dall’avvocato Alessandro Sivelli. Micillo era talmente accecato dalla gelosia da arrivare a voler uccidere la compagna tanto che, pensando di averla ammazzata, si era costituito ai carabinieri. Fortunatamente il proiettile ferì solo marginalmente la donna alla testa e la vittima fu subito trasportata in ospedale. I due, vittima e carnefice, convivevano da quattordici anni. Erano stati gli stessi militari, a seguito della confessione, a recarsi nell’appartamento della coppia, in centro, per poi trovare la donna a terra con una evidente ferita al capo. Accanto a lei una pistola calibro 6,35 illegalmente detenuta e con matricola abrasa. La mattina stessa del tentato omicidio Micillo aveva acquistato un mazzo di rose pensando di riappacificarsi con la compagna. Al termine dell’ennesimo litigio aveva poi estratto l’arma e fatto fuoco. Secondo i giudici non vi era dubbio che l’intento dell’imputato fosse quello di uccidere la donna. La difesa aveva chiesto le attenuanti generiche perché la vittima avrebbe, secondo gli avvocati di parte, provocato l’imputato.

Valentina Reggiani