Spunta la sorpresa nel nuovo Pug "Ricostruzioni, volumi dimezzati"

L’urbanista Righi interviene nel dibattito sulla città ’a portata di piede’: "Uno strafalcione eloquente"

Migration

di Gianpaolo Annese

"Città densa? Città dei 15 minuti? Veramente secondo la nuova versione del Pug se si demolisce un fabbricato non può più esserne ricostruito il doppio, ma solo la metà di quanto esiste". A scoprire la novità è l’architetto urbanista Ezio Righi che interviene nel dibattito – dopo l’assessore Filippi e l’ex assessore Sitta – sulla città futura a misura di pedone e di ciclista considerando che Modena è nella Top 15 delle città in cui i servizi sono più facilmente raggiungibili a piedi. "Modena – è il ragionamento di Righi – non è una città ancora da costruire, è una città che esiste, viva e vitale, con i suoi grandi pregi e i suoi non pochi difetti. Renderla più densa significa soprattutto aumentare di molto il numero di abitazioni in città. Chi ci va a stare? Da dove piovono i nuovi abitanti delle zone ’densificate’? Modena da duecentomila abitanti? Trecentomila? Oppure si radono al suolo le case per una o due famiglie e le villette (cioè il 40% delle case di Modena città) e si trasferiscono gli abitanti in zone appositamente ’densificate’?".

Anche perché, ed è qui il cuore della riflessione dell’urbanista, "le possibilità di ’densificazione’ della città esistente erano enormi nel Pug assunto dal Consiglio comunale un anno fa: la dimensione di qualsiasi fabbricato non tutelato poteva anche essere raddoppiata. Ma – sorpresa! – secondo la nuova versione, che dovrebbe essere portata al voto del Consiglio fra pochi giorni, se si demolisce un fabbricato non può più esserne ricostruito il doppio, ma solo la metà di quanto esiste, per effetto di nuovi coefficienti applicati alla vecchia formula".

Ben venga, dunque, "un ripensamento sullo sconsiderato raddoppio di quanto esiste in qualsiasi parte del territorio urbano, ma arrivare a disporne comunque il dimezzamento quando si attui un qualsiasi intervento di ’rigenerazione’ o di ’riqualificazione’ è decisamente paradossale. È uno strafalcione? Vedremo come sarà rimediato, ma il dato di fatto è che il divenire della città non può essere governato per i prossimi trent’anni con una formuletta e tre coefficienti, nella più completa e assoluta indifferenza nei confronti del contesto, della disponibilità di scuole, verde, servizi, del trasporto pubblico".

La città che ci è cara, prosegue Righi, "è realtà complessa. La sua intensificazione è giusta e va ricercata, laddove è compatibile e sostenibile dal contesto, per utilizzare al meglio le potenzialità inesauste del capitale di servizi e infrastrutture, e anche per risparmiare suolo". Ma per fare questo "è indispensabile una disciplina urbanistica dettagliata, non norme indifferenziate stese con la pennellessa, in cui ciò che si può costruire non dipende dalla città circostante, ma solo dalle caratteristiche fisiche e di contingente utilizzo dell’edificio da demolire o ristrutturare. È un’urbanistica occasionale che va molto bene alle imprese e alle immobiliari che sono già proprietarie di immobili, ben contente di poterne raddoppiare o triplicare le superfici vendibili, ma non certo a chi risiede al loro intorno, né ai modenesi che abbiano a cuore il miglioramento della città".