"Stop all’argilla ucraina. Scorte in esaurimento"

Il mondo della ceramica alle prese con gli effetti sul mercato del conflitto. Savorani (Confindustria): "Stiamo girando il mondo per trovare alternative"

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di Gianpaolo Annese

Corsa contro il tempo per recuperare l’argilla che non arriva più dall’Ucraina: "Abbiamo scorte fino a Pasqua. Stiamo letteralmente girando il mondo per individuare alternative: dal Venezuela all’Australia, dal Brasile all’India". Il presidente di Confindustria ceramica Giovanni Savorani ha rilanciato l’allarme sulla reperibilità delle materie prime. I porti di Odessa e di Mariupol in Ucraina sono bloccati, non arriva più nulla.

L’occasione per parlarne è stato l’incontro di ieri mattina a Sassuolo sul sistema delle Università e della ricerca dell’Emilia Romagna che, in collaborazione con Confindustria ceramica, Acimac e Ceramicolor (l’intera filiera dunque), condurrà nei prossimi mesi un programma di ricerca nell’ambito del Pnrr, per trovare percorsi di ricerca sulla sostenibilità ambientale dell’industria ceramica italiana. "È il momento in cui dobbiamo unirci, lo dico anche alle parti sociali, ci aspettano tempi difficili – ha sottolineato Savorani –. Sul fronte della ricerca mi aspetto molto in un periodo di guerra, le grandi innovazioni in queste fasi solitamente accelerano". Alla mattinata, moderata da Roberto Caroli, hanno partecipato, oltre a Savorani, Maria Chiara Bignozzi, professore associato dell’Università di Bologna e direttore del Centro Ceramico, Michele Dondi (Cnr), Giorgio Moretti, responsabile Ricerca e Innovazione Art-ER, Marcello Romagnoli e Cristina Silingardi (Università di Modena e Reggio) e direttore Centro Interdipartimentale Idrogeno.

Il presidente si è soffermato quindi sulla penuria di materia prima, quell’argilla dell’Ucraina fondamentale proprio per realizzare le lastre sottili (molto richieste in questo momento dal mercato) e sul caro energia, che sta già determinando la chiusura di una trentina di realtà produttive e 4milla addetti in cassa integrazione: "Bene il governo sui sostegni annunciati alle imprese in termini di taglio delle bollette. È vitale però aumentare l’estrazione italiana di energia. Non capisco perché dobbiamo lasciare i giacimenti che abbiamo nell’Adriatico ai nostri dirimpettai". Un sollecito dunque a lanciare le trivellazioni: secondo gli esperti la produzione nazionale potrebbe essere di 13 miliardi di metri cubi l’anno in più. "Per salvaguardare i posti di lavoro – ha concluso Savorani – sarebbe importante veicolare il gas a prezzo di estrazione alle aziende energivore: sarebbe una forma di protezione sociale perché consentirebbe alle nostre aziende di continuare a lavorare".

Intanto preoccupano le ricadute sociali sul territorio. Rosario Roselli, responsabile della Cisl Emilia Centrale per la zona di Sassuolo, sollecita l’apertura di un tavolo con le istituzioni: "Non possiamo attuare una strategia puramente difensiva. I Comuni facciano pressione sulle multiutilities di cui sono azionisti affinché contengano gli aumenti dei costi sia per le imprese che per le famiglie. Attraverso la contrattazione sociale possiamo conciliare le esigenze di tutti". Le famiglie del territorio, prosegue Roselli, "già provate dai forti aumenti dei costi di carburanti e beni di prima necessità, rischiano di dover affrontare anche l’impatto della cassa integrazione. Parliamo di migliaia di persone che, a causa dell’inflazione, hanno visto ridotto il loro potere d’acquisto, nonostante contratti nazionali e aziendali di lavoro rinnovati responsabilmente in un contesto di emergenza pandemica. Queste famiglie rischiano di pagare tre volte le conseguenze della tempesta che si sta abbattendo sul nostro distretto".