"Storie caustiche e romanzi nanometrici: meglio farla breve"

"Storie caustiche e romanzi nanometrici: meglio farla breve"

"Storie caustiche e romanzi nanometrici: meglio farla breve"

di Stefano Marchetti

"La brevità è l’anima stessa della saggezza", sentenziava Shakespeare. In un mondo come il nostro dove tutti sproloquiano, in tv come sui social o nei palazzi del potere, la brevità è quasi un dono. "Siamo brevi, il mondo è sovraffollato di parole", invitava lo scrittore Stanislaw Lec. Ed è proprio questa citazione che Roberto Barbolini, scrittore, critico e giornalista, ha scelto come epigrafe del suo nuovo libro "Breve Brevissimo" che uscirà da Vallecchi il 12 maggio (lo presenterà sabato 13 alle 18.30 alla libreria Ubik dialogando con Ettore Tazzioli): una raccolta di testi brevi, talora microscopici, dai 140 caratteri di un tweet fino a un massimo di quattro cartelle, miniracconti, aforismi, tragedie di due battute sulla scia del mitico Achille Campanile. "Sarà che invecchiando sto diventando sfaticato, ma ho pensato di dedicarmi a testi molto rapidi – sorride sornione Barbolini –. Del resto, se certe cose le puoi dire in breve, perché no?".

Di epigrammi e testi brevissimi è piena la storia della letteratura, già dai classici. Barbolini fa tesoro di queste lezioni e nella sua raccolta si diverte a sparigliare le carte, giocando con i generi, le memorie e le convenzioni. E soprattutto dà libero sfogo a una vera ironica e umoristica che proprio nella brevità trova il guizzo felice. Di capitolo in capitolo, i testi si fanno sempre più corti e asciutti: da alcune celebri narrazioni ampiamente ‘rilette’ (e riscritte) si passa alle "Piccole storie caustiche", ai "Romanzi nanometrici" da 600 battute, fino ad alcuni giochi verbali e freddure fulminanti come "Odio farmi il sangue cattivo. Parola di Dracula" o "Pensiero debole. Vattimo fuggente". È tutto un divertissement: "La scrittura umoristica è spesso sottovalutata, eppure proprio nell’umorismo la brevità trova il suo terreno ideale", osserva Barbolini.

Di certo sono esilaranti le favolette rivisitate che aprono il libro. Qui Barbolini si prende liberamente gioco del ‘politicamente corretto’ che ormai sembra aver invaso tutti i settori della società, letteratura compresa. "Una volta era la Chiesa a dettare i precetti morali, oggi invece c’è questa specie di etica fluida che arriva soprattutto dai Paesi anglosassoni e sta diventando perfino ridicola", dice l’autore. È vietato usare certe espressioni che possono urtare la sensibilità? Non si possono più scrivere certe parole? Ecco allora i nanetti di Biancaneve che rivendicano la loro "positiva diversità altimetrica", mentre Gongolo e Mammolo vengono uniti in matrimonio da un troll bisex. E il Principe azzurro, a forza di risvegliare donzelle con il suo bacio, viene tacciato – povero lui – di essere un molestatore seriale. "È l’istinto cannibale della satira contro i nuovi idoli della tribù", sogghigna Roberto Barbolini. La brevità, così, è più affilata di una spada.