Strage di Sassuolo un anno dopo, parla il fratello di Elisa

Il racconto della tragedia di Enrico Mulas, zio dei bambini trucidati a Sassuolo da Nabil Dhahri poi morto suicida

La famiglia sterminata in via Manin a Sassuolo

La famiglia sterminata in via Manin a Sassuolo

Modena, 16 novembre 2022 - "Quando sono entrato in quell’appartamento dopo mesi, quando hanno tolto i sigilli ho visto l’acquario con i pesci rossi, nessuno aveva cambiato l’acqua e nessuno gli aveva dato da mangiare ma loro si erano moltiplicati, da due erano diventati quattro. Ora ce li ho io; per me sono il simbolo della vita in quel luogo di morte".

Enrico Mulas, 46 anni, ad un anno di distanza dalla strage che ha spazzato via la sua famiglia ripercorre quelle giornate che hanno stravolto la sua vita, quando sua sorella Elisa, 43 anni i bambini di lei di 11 e 5 anni e sua madre Simonetta Fontana, 64 anni vennero uccisi a coltellate dal Nabil Dhahri, tunisino di 38 anni, compagno di Elisa e padre dei due bimbi che poi si tolse a sua volta la vita. Elisa aveva un’altra figlia di 11 anni, avuta nel precedente matrimonio, che nel momento della mattanza era a scuola.

Enrico cosa ricorda di quella giornata?

"Ero al lavoro e sono stato contattato dalla polizia che mi avvertiva che nessuno era andato a prendere la bambina più grande a scuola. Poi ho saputo che lei si era avviata a casa da sola ma nessuno le apriva quindi era andata dalla polizia che è abbastanza vicino a casa. Sono andato in via Manin perché avevo le chiavi, mentre salivo le scale non pensavo a niente, mi è venuto in mente che il nonno molto anziano poteva essersi sentito male. Ho aperto la porta e ho visto Nabil riverso a terra in una pozza di sangue; sono caduto sulle ginocchia, ho iniziato ad urlare ma ancora non capivo. I poliziotti mi hanno detto di non entrare nelle altre stanze, non avevo la forza di tirarmi su, non so come ho fatto a scendere le scale con il cuore che batteva fortissimo. Pensavo fossero tutte scappate, provavo a chiamarle ma nessuno rispondeva. Poi ho visto arrivare un sacco di macchine della polizia, la scientifica. E’ venuto un poliziotto, molto gentile, mi ha preso da parte e mi ha detto che lui aveva ammazzato tutti a parte il nonno. In quel momento per me è stato un blackout out, non sapevo cosa fare, cosa pensare, non si può descrivere.

Lei conosceva Nabil, che persona era?

"Pensavo fosse una persona che nonostante i problemi con mia sorella avesse comunque voglia di andare avanti. Elisa si era trasferita da mia madre ma lui andava a trovare i bambini tutti i giorni, pensavo che quella separazione stesse facendo bene a tutti e due, anche mia sorella mi diceva che le cose sembravano più calme. Con il senno di poi però avevo notato un cambiamento in lui nell’ultimo mese, quelle quattro volte che l’ho incontrato, lo vedevo più sospettoso di mia sorella ma l’ultimo dei miei pensieri salendo le scale era di trovarmi davanti ad un fatto violento. Nabil non era aggressivo, non aveva mai alzato un dito su mia sorella o sui bimbi, era di casa, faceva dei favori a mia madre, faceva la barba a mio nonno, era una persona di famiglia".

Elisa e sua madre che persone erano?

"Elisa era una ragazza raggiante, ben voluta da tutti , sempre positiva con un amore per i figli che superava qualsiasi cosa ma era anche era molto generosa, socievole, le piaceva la compagnia. Mia madre era una persona molto semplice, buona ma nello stesso tempo intelligente, saggia, le volevano tutti bene nel quartiere

Cosa le dà la forza di andare avanti?

"Sicuramente mia nipote che ora è in comunità, la vediamo regolarmente, sta bene, andrà in affido a persone vicine, lei ha avuto la forza di riunire una famiglia intera, parenti che di solito non vedevamo. La forza l’ho avuta anche da tutte le persone che mi sono state vicine e che hanno vissuto anche loro un dolore immenso".