Strage di Sassuolo, Nabil depresso. "Si era rifugiato nella preghiera"

Un’amica di famiglia racconta gli ultimi mesi dell’autore del massacro: "Il lockdown l’aveva messo a dura prova, cercava risposte nel Corano"

Strage di Sassuolo: i fiori, la vittima Elisa Mulas e il killer Nabil Dhari

Strage di Sassuolo: i fiori, la vittima Elisa Mulas e il killer Nabil Dhari

Sassuolo( Modena), 22 novembre 2021 - Elisa Mulas , negli ultimi giorni della sua vita, aveva aperto il cuore ad amici e famigliari con cui si era confidata. Aveva parlato di un Nabil Dhahri sempre più ossessivo, minaccioso, maniacale. L’uomo aveva capito che la sua ex compagna – scappata da una vita di violenze – frequentava un’altra persona: il tentativo di essere finalmente felice. Come amici e conoscenti confermano, il tunisino 38enne era diventato sempre più aggessivo nei confronti della donna e dei suoi due figlioletti. C’è chi racconta di un uomo cambiato, diverso dal solito anche a causa di una patologia che da tempo lo affliggeva e che lo aveva costretto a ricoveri. E qualcun altro, sempre tra gli amici di famiglia, ricorda il suo recente "attaccamento morboso" alla religione, un’inedita dedizione al Corano "che leggeva ogni giorno". Dal racconto di un’amica di famiglia emerge come l’uomo trascorresse diverso tempo a leggere il testo sacro dell’Islam, soprattutto durante il periodo di lockdown, forse in cerca di risposte e di sollievo in un momento particolarmente difficile. E anche come non nascondesse momenti di disagio legati a stati di depressione.

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La vittima , Elisa, in una conversazione con un’amica di famiglia sottolinea la crescente aggressività del compagno tra le mura domestiche. Lo definisce assolutamente "insensibile" alle esigenze sue e, soprattutto, dei bambini. La 43enne, stremata ma anche impaurita, si era rivolta ad una psicologa anche per capire come gestire il rapporto tra i figli e il padre che – come sottolinea ancora in un messaggio inviato ad un’amica di infanzia – nell’educazione dei figli si mostrava impaziente, aggressivo tanto da prendersela coi piccoli senza alcun motivo. "Quando li sgrida è aggressivo – confidava – io farei fare della terapia a lui". Sul luogo di lavoro i colleghi lo hanno descritto come una persona "mite", disponibile nonostante l’ultimo giorno, quello dell’atroce delitto, si fossero resi conto del comportamento strano, aggressivo appunto, tanto che Nabil aveva dato all’improvviso in escandescenze. Le amiche della donna chiedono a gran voce che non si parli di ‘brava persona’ o di un gesto di follia: "In tanti sapevano che picchiava Elisa – ribadisce un’amica –, ma il silenzio, spesso, fa comodo poiché non comporta responsabilità".

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Oggi inizieranno le autopsie sui corpi martoriati di Elisa, della mamma Simonetta Fontana e dei due piccoli Ismaele e Sami, di due e cinque anni. Tutte le quattro vittime sono state ammazzate con una decina di coltellate: Nabil, probabilmente consapevole che nella vita della 43enne ci fosse una nuova persona, forse dopo aver trovato conferma dalle parole della donna che finalmente si era liberata di una passato – anche recente – di violenza ha afferrato un grosso coltello da cucina per poi cancellare il sorriso e il futuro di quella che avrebbe dovuto essere la sua famiglia. "Inutile dire che sono distrutto, ma nella immane tragedia che ha colpito quasi tutti i miei cari, c’è stata la fortuna che la mia nipotina era a scuola e si è salvata", scrive Enrico, il fratello di Elisa e primo ad aver assistito alla drammatica scena nell’appartamento di via Manin. Per la piccola e unica sopravvissuta al massacro è scattata la catena di solidarietà dei cittadini che via via stanno effettuando donazioni per assicurarle un futuro anche se nessuno potrà mai restituirle ciò che ha perso per mano di un assassino: la sua famiglia.

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