di Sofia Silingardi
"Se mio figlio non è stato preso in una scuola ho il diritto di sapere quanti ragazzi hanno fatto richiesta, quanti sono stati presi e quanti esclusi. Ma dalle scuole nessuna risposta". Così U.Di.Con. Emilia-Romagna ha denunciato ieri il mancato riscontro alla richiesta di accesso agli atti rivolta a tutte le scuole superiori della città di Modena per avere un dato, un numero preciso: quanti sono i ragazzi effettivamente esclusi dagli istituti superiori e per quale motivo. Un gesto che fa pensare più a una scelta che a pura coincidenza. "Oggi – dichiara Vincenzo Paldino, presidente regionale U.Di.Con – non abbiamo un numero perché nessun istituto ha risposto, presumiamo si tratti di 200-300 ragazzi in tutta la provincia. Il mancato riscontro non è giustificabile, non solo in base alla legge 24190, ma anche in base alla legge regionale 42017 che dà un accesso agli atti preferenziale per le associazioni di consumatori. Adesso faremo una diffida formale a tutti gli istituti, poi siamo pronti a fare ricorso al Tar e ad adottare le azioni legali percorribili per una scuola il più inclusiva possibile".
‘Per una scuola pubblica libera’ è infatti lo slogan lanciato dall’associazione per fasi portavoce delle centinaia di genitori i cui figli sono rimasti esclusi dalla scuola superiore desiderata il 30 gennaio scorso. "E questo è solo l’aspetto giuridico. – prosegue Paldino – C’è poi un problema di mancata programmazione negli anni precedenti, che avrebbe dovuto evitare di arrivare a questa situazione. E un aspetto umano, che dovrebbe venire prima di tutto: la scelta della scuola superiore - i cui primi due anni sono d’obbligo - deve essere fatta con la massima serenità da studenti e famiglie e non è accettabile penalizzare i ragazzi per un voto in meno", dato che pare che la possibilità di accesso sia determinata dalla media dei voti di seconda media. Tra l’altro, uno "‘smistamento’ – come viene asetticamente definito dalle scuole – che a volte si rifà a un sorteggio. Stiamo mandando ai ragazzi il messaggio che si può accedere a una scuola in base al caso". Da settimane l’associazione sta raccogliendo testimonianze e casi sollecitando le autorità scolastiche a intervenire spiegando quanto sta accadendo. "Mio figlio era entusiasta del Fermi, – racconta il padre Sergio Fontanesi (nella foto) – da cui però è stato escluso senza spiegazioni. É entrato a Vignola, che però per noi comporta problemi logistici (la terza scelta era il Corni, dove non voleva andare). Ho contattato la dirigente scolastica, ma mi ha risposto qualcun altro dicendo ‘sono decisioni date dall’interno’. I primi anni sono scuola dell’obbligo, i ragazzi sono obbligati ad andare ma devono andare dove si sentono e dove i genitori sono comodi. Poi dopo il primo anno si vedrà se è la scuola adatta. Però se uno entra in una scuola, come è capitato a mio figlio, come il Corni e rimane traumatizzato, deve andare comunque lì? E l’unica spiegazione è stata ‘la direzione scolastica ha deciso così’".