Stufe e camini ’inquinanti’, dietrofront: resta il divieto

Resteranno spenti anche a Sassuolo camini e stufe a legna o pellet, giudicati troppo ’inquinanti’. Dopo l’ordinanza con la quale, lo scorso 4 ottobre, il sindaco Gian Francesco Menani derogava al divieto imposto dal Piano aria regionale (su direttive europee), l’Amministrazione torna infatti sui suoi passi, con un‘altra ordinanza che, di fatto, smentisce la prima. L’illusione di risparmiare sul gas si è infranta di fronte "alla burocrazia che – contesta il sindaco Gian Francesco Menani – non tiene conto delle reali esigenze dei cittadini". Il rischio, che pare altri comuni avessero calcolato in anticipo, è quello di incappare in una "infrazione troppo onerosa per il Comune". Infrazione che, naturalmente, ricadrebbe sui cittadini. Dopo la ’deregulation’ sulle orme del Comune di Rimini, viene ora ripristinato il divieto anche sul territorio sassolese: stop all’utilizzo di generatori di calore domestici alimentati a biomassa legnosa (in presenza di impianto di riscaldamento alternativo) aventi prestazioni energetiche ed emissive inferiori alla classe 3 stelle. "Vietare l’utilizzo di questa fonte di riscaldamento solo perché siamo sotto la soglia dei 300 metri sul livello del mare è antieconomico", aveva dichiarato Menani dopo aver firmato la prima ordinanza, ma di fronte alla possibilità di trovarsi a fare i conti con una sanzione milionaria sceglie il realismo e la annulla. Tra l’altro l’ordinanza rischiava di essere comunque nulla essendo in contrasto con una legge regionale. "Ho provato – dice – a fare breccia in una burocrazia che, purtroppo, non vuole sentire ragioni per venire incontro alle esigenze di chi potrebbe trascorrere l’inverno al caldo senza spendere cifre esorbitanti". Menani si augura "che chi di dovere, ad iniziare dalla Regione, metta in campo ristori per le bollette".

Stefano Fogliani