Sul pc foto osè di ragazzine: 20enne rischia il processo

Pavullo, decine di scatti condivisi con gli amici. Chiesto il rinvio a giudizio

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Dopo aver raccolto e catalogato anche con frasi offensive e denigratorie decine di scatti osè, inviò una mail agli amici ‘più stretti’. Nella missiva, un link per accedere ad una cartella condivisa, denominata ‘Amici’ con decine di altre sottocartelle suddivise in base ai nomi delle vittime. All’interno delle stesse, decine di immagini di minorenni nude, amiche e compagne di classe. E’ arrivata la richiesta di rinvio a giudizio per l’unico maggiorenne – all’epoca dei fatti – del gruppo di studenti accusati di aver appunto creato una sorta di banca dati con le foto hot di ragazzine minorenni: parliamo di almeno duecento scatti relativi a giovanissime studentesse degli istituti superiori dell’Appennino.

L’accusa nei confronti del giovane, oggi 20enne residente a Pavullo, è quella di pornografia minorile per aver detenuto e divulgato appunto materiale pedopornografico. In base a quanto accertato da un maxi perito informatico, fortunatamente gli scatti senza veli non sono finiti in rete ma sono stati condivisi tra il gruppo di amici che, evidentemente, non aveva ben chiara la gravità del gesto commesso. Nel capo di imputazione si parla di almeno quattro vittime, alcune delle quali 15enni all’epoca dei fatti, ovvero tra il 2016 e il 2018 ritratte appunto in pose sessualmente esplicite nelle proprie camere da letto. Le indagini dei carabinieri avevano messo in luce all’epoca dei fatti come i giovanissimi, residenti tra Pavullo e Palagano avessero creato la cartella condivisa per scambiarsi le foto delle ignare minorenni di 14, 15 e 16 anni. Nove complessivamente gli indagati nell’inchiesta.

Ad individuare gli scatti hot era stato il padre di una delle ragazzine vittime dello scambio di immagini. Da qui la denuncia e le successive indagini condotte dai carabinieri. "Come difensore del principale indagato – sottolinea l’avvocato Fausto Gianelli – posso dire che ci presentiamo fiduciosi all’udienza preliminare. Nonostante inizialmente fossero stati riscontrati rilievi pesanti, la magistratura si è mostrata comprensiva. I ragazzi, infatti, hanno dimostrato di non essere pienamente consapevoli della gravità di un gesto iniziato come un gioco. I ragazzi non si sono resi conto del rilievo penale ed è stata svolta giustamente un’indagine significativa da parte della magistratura. Il perito, scandagliando e tracciando il movimento di ogni scatto – commenta il legale – ha messo in luce come nessuna delle immagini fosse fortunatamente mai finita in rete o convidisa sul web, restando nel gruppo chiuso di amici. Mi dichiaro fiducioso nel corso della giustizia".

Valentina Reggiani