Sulle strade quattro morti al mese

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UNA CLASSIFICA che va purtroppo aggiornandosi mese dopo mese, mettendo sempre più in evidenza come questo sia l’anno nero delle nostre strade. Nei primi dieci mesi del 2019 già 42 persone hanno perso la vita sull’asfalto del Modenese (34 uomini e 8 donne); se consideriamo che nel 2018 i decessi erano stati complessivamente 26, ecco che la tragica statistica si mostra con maggiore evidenza. Soltanto nei primi sei giorni di ottobre, gli incidenti mortali sul nostro territorio sono stati tre: Baggiovara, Castelfranco e Bomporto. Numeri che vengono classificati costantemente dall’Osservatorio per l’educazione alla sicurezza stradale, presieduto da Mauro Sorbi (nella foto al centro). Proprio da lì giunge, appunto, un allarme sui numeri che continuano ad arrivare da tutta la regione ed in particolare dalla nostra provincia. In Emilia Romagna sono state finora 243 le vittime della strada, con una crescita del 32% rispetto al 2018, ma ad impressionare è soprattutto quanto sta accadendo qui, in provincia di Modena. Se Bologna resta il territorio che registra il numero complessivo più alto, con 52 persone decedute rispetto alle 50 del 2018, la nostra provincia si attesta al secondo posto, come detto con 42 decessi a fronte dei 26 di un anno fa. L’utente più coinvolto negli incidenti mortali, spiegano ancora i numeri dell’Osservatorio, è sempre l’automobilista, che, con un trend in leggera crescita (da 86 a 102 a livello regionale), da solo costituisce il 41% del totale. Seguono i motociclisti, che ‘salgono’ da 52 a 71 (28%).

FRA LE POSSIBILI CAUSE più immediate l’Osservatorio cita il continuo aumento degli incidenti alcol correlati: in un’epoca che ha visto ridursi complessivamente quelle che una volta venivano denominate come ‘stragi del sabato sera’, la novità che viene fuori dalle statistiche riguarda il fatto che questo fenomeno colpisce prevalentemente la fascia di età over 40. Il mancato rispetto delle distanza di sicurezza e la distrazione sono pericoli che vanno a sommarsi alla abitudinarietà del percorso, ovvero quella sensazione di sicurezza e controllo che l’automobilista percepisce (a torto) percorrendo quotidianamente lo stesso tragitto. Ma numeri del genere si possono spiegare soltanto prendendo in considerazione anche altre caratteristiche della nostra epoca, che applicate all’utilizzo di auto e moto rendono nel dettaglio la cornice entro la quale crescono gli incidenti mortali. Il riferimento è all’aggressività stradale e all’effetto, che ancora si fa sentire, della crisi economica. «I vari esponenti delle forze dell’ordine – dice Sorbi – affermano che è in costante aumento il fenomeno della aggressività tra i vari utenti della strada, con insulti e minacce verbali e gestuali rivoli in particolare alle donne e agli anziani anche per futili motivi. Ad esempio – continua Sorbi – un parcheggio contestato o una partenza ritardata ai semafori. La presenza di questa ‘road rage’, rabbia stradale, è anche causa di mancanza di attenzione alla guida». Effetto della crisi, si diceva. Il presidente dell’Osservatorio spiega come le preoccupazioni legate alla situazione economica e lavorativa influiscano eccome sul modo di guidare. Come se i nostri principali pensieri si mettessero alla guida insieme a noi, portando a «automobilisti che pensano ad altro mentre sono al volante, che mentre guidano sono distratti dalla tante e crescenti preoccupazioni».