Sulle tracce dell’architetto Masi: "Qui le opere del mio bisnonno"

Cavezzo, ieri la visita del pronipote Edoardo Harboure e figli: "Ho provato un’emozione indescrivibile". L’urbanista, nei primi anni del 900, ha realizzato i più importanti monumenti pubblici della cittadina

Sulle tracce dell’architetto Masi: "Qui le opere del mio bisnonno"

Cavezzo, ieri la visita del pronipote Edoardo Harboure e figli: "Ho provato un’emozione indescrivibile". L’urbanista, nei primi anni del 900, ha realizzato i più importanti monumenti pubblici della cittadina. .

Modena, 21 agosto 2024 – Un vecchio libro spedito nel novembre 1926 pubblicato in quegli anni da Luigi Zanoli, allora segretario comunale a Cavezzo, e dedicato a Giacomo Masi, dono della sorella di sua nonna Pia.

E’ la traccia che ha portato per la seconda volta in Italia, a Cavezzo, Edoardo Harboure, pronipote dell’architetto Giacomo Masi: solo oggi dopo, che l’anno scorso fu celebrato il centenario della morte di Giacomo Masi, cui nel paese della Bassa modenese è intitolato anche l’istituto comprensivo locale, si va riscoprendo questo dimenticato urbanista di origini ferraresi (Bondeno), nato nel 1863, diplomatosi in Architettura nella Regia Accademia di Belle Arti di Modena negli anni del Graziosi. Divenuto cavezzese d’adozione dopo il matrimonio con Alice Benatti, proprietaria del terreno su cui ha costruito nel 1905 la sua casa in via San Luigi, Masi ha concorso nei primi decenni del Novecento a realizzare tutte le più importanti opere pubbliche della cittadina, dall’attuale municipio, che era scuola elementare prima del terremoto, alle scuole di Disvetro, Ponte Motta e Uccivello, alla chiesa parrocchiale, alla farmacia, a cimiteri e tante altre abitazioni che hanno concorso a disegnare lo sviluppo urbanistico di Cavezzo.

Ieri Edoardo, oggi settantanovenne, insieme alla moglie e ai figli Pia e Patrizio ha fatto visita al sindaco Stefano Venturini ed agli amministratori di Cavezzo, accompagnato in questo ritorno alle origini da Alberto Zini, Sara Benetti e Lucia Tassi curatori di un libro a fascicoli edito per il centenario che ripercorre e documenta l’opera ed il contributo di questo prolifico architetto.

"Scrivendo sulla chiesa nel 2012 prima del terremoto per l’anniversario dei suoi 100 anni – confida Tassi, insegnate in pensione di Educazione artistica nella scuola media locale - mi ero già fatta l’idea di una grande persona, con grandi qualità artistiche, però facendo queste ultime ricerche su tutte le altre opere ho capito che era più grande di quel che immaginavo".

Tanto che a lui, alla visita alle sue costruzioni, il Fai Bassa Modenese ha dedicato quest’anno le Giornate di Primavera. Visibilmente emozionato per l’accoglienza il pronipote Edoardo non ha nascosto la sua commozione.

"È molto bello essere qui a Cavezzo – ha raccontato – dove ho trovato molta cordialità, ma mi è difficile spiegare quello che provo poiché è una cosa che si trasmette per sangue, che scorre dentro di me. La mia emozione è insuperabile". E a proposito del suo illustre avo ha detto: "Mi è difficile dire chi era Giacomo Masi, perché non l’ho conosciuto direttamente. Ed i pochi ricordi sono stati trasmessi da mia madre Matilde e da mia nonna Pia, che però non ha mai raccontato molto di suo padre in quanto nel 1905 era fuggita dall’Italia, riparando in Sudamerica, in Paraguay dove raggiunse il fratello, e quini Argentina, per sottrarsi ad un matrimonio combinato, che la pose in conflitto con suo padre".

Alberto Greco