Svuotavano società prima del fallimento Arrestati avvocati, commercialisti e un notaio

In tutto sono dieci i professionisti accusati di aver sottratto il patrimonio di aziende in crisi, per cui si offrivano come consulenti

di Emanuela Zanasi

Imprese sul punto di fallire e salvate grazie a ‘consulenze’ ad hoc, ovviamente a pagamento prestate da un gruppo di professionisti tra cui commercialisti, avvocati e un notaio. Peccato che il gruppo fosse in realtà un’organizzazione criminale con il ‘core business’ a Modena che aveva escogitato un sistema per lucrare su aziende in difficoltà. Dieci le misure cautelari eseguite dagli uomini della Squadra Mobile su ordinanza del Gip. Tra loro due avvocati di Modena, uno dei quali, Alessandro Bitonti, già in carcere e radiato dall’albo e considerato il promotore dell’associazione, due commercialisti, uno di Modena e uno di Milano, un notaio sempre di Modena, in ingegnere di Bologna oltre ad alcuni prestanome. Devono rispondere a vario titolo di bancarotta fraudolenta, riciclaggio, auto riciclaggio, falso in atti pubblici ed attestazioni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. In pratica, con il pretesto di salvare le imprese gli indagati presentavano proposte di concordato strumentali al solo fine di posticipare la dichiarazione di fallimento delle società, sottraendo le risorse che rimanevano ai creditori tra i quali l’Erario. Una vera giungla di documenti e materiale telematico quello che hanno dovuto sbrogliare gli inquirenti coordinati dal pubblico ministero Francesca Graziano, poichè per ripulire le società il gruppo utilizzava diversi stratagemmi: bonifici a fronte di fatture spropositate per consulenze, oppure contratti di affitto e cessioni di azienda. Il risultato era che quando si arrivava al fallimento l’attivo risultava azzerato e le società si presentavano come scatole vuote.

Tutto è cominciato nel 2016 durante un controllo della polizia nello studio dei due avvocati indagati. Il legale considerato la ’mente’ del gruppo veniva identificato insieme a quattro cittadini bulgari risultati prestanome di società fittizie create ad hoc dopo avere smantellato le aziende in crisi. Il denaro veniva reimpiegato in attività finanziarie gestite dall’ex avvocato Bitonti e dai suoi complici all’estero, in particolare in Bulgaria. "Mi ha colpito la velocità con cui venivano realizzate le attività criminose - ha detto il dirigente della squadra mobile Mario Paternoster – una società è stata creata dal nulla in 24 ore; chiamata dell’imprenditore, passaggio dall’avvocato già informato in precedenza appuntamento con notaio, e in un giorno la società era già cambiata". Le operazioni erano talmente complesse da mettere in crisi gli stessi curatori fallimentari nominati dai tribunali competenti, tra cui Pordenone, Mantova, Reggio Emilia, Milano, Parma , Messina, Cremona e Vicenza, che, sebbene notassero anomalie, non riuscivano a vedere il piano criminale complessivo". "La squadra mobile ha dovuto acquisire procedure e decriptare non solo le conversazioni intercettate – ha spiegato il procuratore capo Luca Masini (nella foto) - ma anche quelle della posta elettronica per ricostruire nel dettaglio tutte le operazioni". L’intero giro d’affari dell’organizzazione era di alcune decine di milioni di euro. La Squadra Mobile normalmente non operativa in questo tipo di reato – ha sottolineato il questore Maurizio Agricola - ha dimostrato capacità investigativa su reati finanziari che hanno avuto anche una portata transnazionale" .