"Tante vittorie Ferrari nate su questa pista"

Piero Ferrari ha ricevuto le chiavi della città in occasione dei 50 anni del circuito: "Mio padre amava osservare i piloti in sala di cronometraggio"

Migration

di Laura Corallo

Il sindaco Francesco Tosi ha consegnato ieri, al Teatro Astoria, le chiavi della città di Fiorano Modenese all’ingegnere Piero Ferrari, vice presidente di Ferrari, per celebrare i 50 anni della pista che ha reso il nome di Fiorano famoso in tutto il mondo. La cerimonia, organizzata dall’amministrazione comunale in collaborazione con il comitato ‘Fiorano in Festa’, è stata preceduta da una chiacchierata con il giornalista di Qn e scrittore Leo Turrini, tra aneddoti e ricordi raccontati dal figlio di Enzo Ferrari a partire dalla nascita, nel 1972, del piccolo autodromo in cui si sono esibiti per diversi decenni i grandi campioni della storia dell’automobilismo al volante della Ferrari. "Nei primi anni ’70 ci furono dubbi sull’Aerautodromo di Modena, dove inizialmente collaudavamo le nostre monoposto di Formula Uno – ha spiegato Ferrari, che possiede 14 Ferrari tra cui la Dino, una delle più amate –. Non era più un luogo adeguato alle nostre esigenze, se non altro per motivi di disponibilità perché l’area veniva utilizzata come aereoporto ma anche pista di collaudo per le case automobilistiche. "Abbiamo bisogno di una nostra pista di prova" diceva mio padre. E così è stato. L’Ingegner Cavazzuti fu incaricato di disegnare il progetto del tracciato su terreni di proprietà di mio padre a 50 metri al confine con i terreni di Maranello".

Il circuito misurava circa 3 chilometri e vantava già allora di una tecnologia avanzata: cronometraggio automatico con i tempi parziali curva per curva e un impianto di irrigazione per provare in condizioni di bagnato". All’inaugurazione dell’innovativo tracciato il ‘Drake’ disse: ’Da questo momento in poi, voglio che nessuna Ferrari affronti la pista o la produzione di serie senza che abbia superato a pieni voti l’esame Fiorano’. "Mio padre amava assistere alle prove – continua il figlio Piero –. Si sedeva sulla poltrona nella sala di cronometraggio per osservare e rivedere mille volte la performance di pilota e macchina ed individuare eventuali errori". Da lì era anche possibile osservare le peripezie dei piloti, come il fuoriclasse Villeneuve che "dopo aver fatto tre giri di pista, invece di rientrare al box faceva una frenata lungo il rettilineo principale con ’testacoda’ e rientrava in senso contrario. Oppure Michael Schumacher che chiese a Jean Todt (allora direttore generale) la modifica del circuito, cambiando il disegno della prima curva, una richiesta senza precedenti".

L’utilizzo della pista, prima delle limitazioni nel 2009, ha permesso di provare e sperimentare le Ferrari in qualsiasi momento. "I successi degli anni ‘70 sono stati possibili perché noi avevamo la pista di Fiorano che ci permetteva di provare ogni giorno e fare collaudi alle macchine prima di partecipare ai Gran Premi. Un bel vantaggio competitivo per la Ferrari". Il marchio del Cavallino rimane il brand italiano più famoso nel mondo ma la globalizzazione non ha attenutato la modenesità intrinseca. "La Ferrari è rimasta qui tra Maranello, Fiorano e Modena perché è l’unica azienda al mondo dove le Ferrari sono pensate, progettate e prodotte in loco. Per questo siamo riusciti a conservare la nostra unicità. E sarà così anche in futuro, già dal 2025, quando a Fiorano sentiremo girare le Ferrari interamente elettriche".