Tentò di sgozzare il rivale in amore Pizzaiolo condannato a sette anni

Finale Emilia, 6 mesi fa l’agguato in un parco. Per pochi millimetri la vittima, marito della sua amante, si salvò

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Tese un feroce agguato al marito della donna con cui aveva una relazione poi tentò di sgozzarlo. Ieri l’uomo, Valeriano Iannone, pizzaiolo cinquantenne, nel processo con rito abbreviato è stato condannato dal Gup Bentivoglio a 7 anni di carcere. Il pubblico ministero Giuseppe Amara aveva chiesto una pena di otto anni. L’imputato, originario di Rieti ma residente a Reno Centese, nel ferrarese, secondo gli inquirenti aveva agito con l’aggravante della premeditazione. Lo scorso 23 maggio, in un parco di Finale Emilia, fingendosi un atleta impegnato in allenamento aveva infatti atteso l’arrivo della vittima, ovvero il marito della sua amante, un operaio di 54 anni che era uscito per comprare il pane, per poi tendergli il terribile agguato.

Secondo la ricostruzione dei carabinieri di Carpi e Finale Emilia Iannone aveva quindi cercato di sgozzarlo con un taglierino, acquistato il giorno precedente. Il pizzaiolo era finito in manette il 29 maggio grazie all’indagine condotta dall’Arma su telecamere, dichiarazioni dei testimoni, intercettazioni e tabulati. Sottoposto a fermo dal pm Amara, aveva poi reso ampia confessione facendo trovare arma e vestiti. Ieri, in aula, era presente anche la persona offesa che si è costituita parte civile. Nei suoi confronti è stata decisa una provvisionale di 35mila euro mentre il risarcimento sarà liquidato in separata sede civile. Come ha sottolineato il pm, la vittima si è salvata per ‘pochi millimetri’. Solo l’immediato intervento del 118, chiamato da testimoni oculari, quel giorno aveva evitato che la tragedia si compisse del tutto.

"I fatti risalgono a meno di sei mesi fa, e la risposta della giustizia modenese è stata velocissima – sottolinea il procuratore Giuseppe Di Giorgio – le indagini del Norm Carabinieri di Carpi, coordinate sin dall’inizio dal sostituto procuratore Amara, hanno consentito di individuare il colpevole in sei giorni. La risposta giudiziaria, nonostante le difficoltà legate al covid, è stata celere ma non sommaria su un fatto i cui risvolti oggettivi e motivazionali hanno evidenziato una certa complessità. L’uomo ha compreso ed ammesso gli errori ed è già in fase di espiazione penale cautelare. La speranza è che vicende del genere facciano capire che il rischio di impunità è sempre molto basso". "Come primo risultato lo riteniamo buono ma valuteremo come procedere. Attendiamo le motivazioni della sentenza. Abbiamo prodotto consulenze teniche legate alla qualificazione giuridica del fatto; ovvero lesioni gravi e tentato omicidio – affermano gli avvocati dell’imputato Enrico Aimi e Giulia Giusti – Il giudice, pur condividendo la motivazione dell’accusa ha applicato una pena più ‘tenue’ rispetto alla richiesta, aprendosi alle argomentazioni della difesa. Valutiamo l’impugnazione".

Valentina Reggiani