
Al teatro di Concordia si è riunito il Comitato istituzionale dei comuni colpiti "Percorso destinato a lasciare un’impronta nella gestione di grandi calamità. Infrastrutture, case e aziende sono state riconsegnate alle popolazioni".
Ieri, tredicesimo anniversario della seconda tragica giornata che rimanda al terremoto del 2012, il presidente, della Regione Michele de Pascale, accompagnato dall’assessore regionale con delega alla Ricostruzione delle aree colpite dal sisma, Davide Baruffi, e dal direttore dell’Agenzia per le Ricostruzioni, Enrico Cocchi, è stato in visita a Concordia per rendersi conto di persone di cosa ha significato e significa ricostruzione. Qui, nel rinato Teatro del Popolo, riconsegnato nel 2023 dopo il suo recupero, il presidente ha incontrato sindaci e giunte dei 59 comuni del cratere (modenesi, bolognesi, ferraresi, reggiani) con cui ha voluto confrontarsi e ascoltare le esigenze ancora da soddisfare.
A fine anno per i comuni del cratere scade lo stato d’emergenza, che ha significato possibilità in questi anni di facilitazioni fiscali, di personale aggiuntivo per gli uffici tecnici, percorsi amministrativi e burocratici condivisi e accelerati. E gli amministratori per questo, guardando lo stato della ricostruzione, hanno voluto esprimergli la preoccupazione per quell’ultimo miglio" che resta da percorrere, specialmente riguardo al patrimonio pubblico, storico e religioso. "Io – ha detto al suo arrivo de Pascale – ho ereditato il lavoro straordinario fatto da due miei predecessori, Vasco Errani, che gestì quei giorni drammatici da presidente, e poi Stefano Bonaccini, che gli subentrò e ha portato avanti in maniera encomiabile l’opera di ricostruzione insieme ai sindaci che si sono alternati. Parliamo del ‘primo terremoto industriale’ come è stato definito. Il tratto distintivo di quella ricostruzione, dopo il drammatico sisma del 2012, è quello di un percorso amministrativo inedito, che oggi ci consegna un lavoro ormai ultimato e rappresenta un modello nella gestione delle grandi calamità del nostro Paese".
E la ricostruzione, infatti, degli immobili privati, abitazioni e attività produttive, è pressoché completata: con un investimento complessivo pari a 8 miliardi di euro, oltre 7 dei quali già liquidati. "Mentre si completano gli ultimi cantieri dell’edilizia residenziale e produttiva, anche le principali infrastrutture pubbliche sono state ripristinate e riconsegnate alle comunità. I terremoti non se ne vanno mai per sempre, restano dentro chi li ha vissuti, ma il percorso di ricostruzione post-sisma può oggi dirsi sostanzialmente concluso. Resta – ha aggiunto il presidente della Regione – più complessa la ricostruzione del patrimonio storico, che richiede tuttora interventi più delicati e specializzati, aggravati negli ultimi anni dagli effetti della pandemia, dall’impatto del superbonus e dall’aumento dei costi dei materiali".
Il bilancio di questi 13 anni è di circa 20mila abitazioni ripristinate; 28mila persone rientrate nelle proprie case; 570 scuole ripristinate o ricostruite ex novo senza che sia mai stata persa un’ora di lezione. Oltre 6.800 piccole attività commerciali, artigiane e dei servizi rese di nuovo agibili; 3.359 aziende industriali e agricole ristrutturate e altre 2.155 imprese messe in sicurezza. Sono quasi 10.000 gli interventi della ricostruzione di edifici privati a prevalente utilizzo abitativo e si attesta a circa 3,2 miliardi di euro l’ammontare dei contributi concessi per la loro realizzazione. A oggi, la quasi totalità dei cantieri risulta conclusa o prossima alla conclusione: gli interventi ammessi a contributo, ma non ancora completati, sono il 5% del totale.
A questa opera si aggiungono 1.200 interventi già conclusi e un nuovo bando in corso, per i centri storici, per la riqualificazione o nuove aperture di botteghe, uffici, attività artigianali e professionali.
Delle 441 chiese (479 interventi) inserite nel Programma opere pubbliche e beni culturali ne furono chiuse perché inagibili 321, lasciandone completamente o parzialmente aperte 120. "Per noi o per le generazioni future a fare la differenza sarà la qualità antisismica degli edifici – ha aggiunto Baruffi –. Ecco perché ora in Emilia ‘ristrutturare’ e ‘prevenire’ sono due concetti che viaggiano sempre insieme. La ricostruzione in questa terra è stata realizzata evitando di edificare ex novo e altrove, puntando a riqualificare invece il patrimonio edilizio esistente, migliorandone la sicurezza e l’efficienza energetica". E intanto c’è l’impegno che nelle prossime settimane, per consolidare l’accelerazione della ricostruzione pubblica, facendo fronte al caro materiali e rispondendo alle esigenze di liquidità dei cantieri in corso affinché non si fermino, il Commissario metterà in campo risorse per circa 10 milioni di euro.