Tigelle Barilla, coro di proteste: "Chiamatele crescentine"

Questa volta è stata la Barilla a riaccendere l’eterno dibattito sul nome crescentina o tigella attribuito al disco di pasta cotto fra due ferri o fra discoboli di pietra, condito con il pesto o con salumi, tipico del nostro Appennino.

Di recente la casa del Mulino Bianco ha lanciato il nuovo prodotto ‘Tigelle’ che descrive "spesse e soffici, cotte su pietra e con 100% di olio extra vergine di oliva". In questi giorni, sui social decine di commenti. Ci sono gli integralisti che difendono a oltranza il nome crescentina, altri più accomodanti e qualcuno che propende per tigella, per ragioni commerciali. Sulla pagina Facebook dell’Eco del Frignano, il dibattito è in corso. L’amministratore e un amico hanno telefonato alla Barilla lamentandosi "della denominazione ’tigella’ anziché ’crescentina’", ritenendola un errore, e hanno invitato i cittadini a fare altrettanto. "Facciamoci sentire – dicono –. La crescentina è crescentina, la tigella è tutta un’altra cosa". Ma non tutti la pensano così.

In centro a Sestola, Giorgio Pelloni, assieme ai familiari, gestisce la Tigelleria Pelloni ed esporta la sua tigella nelle fiere e piazze.

"Il nome tigella – spiega – distingue in modo chiaro il prodotto. Crescentina, invece, crea confusione, perché ci sono tanti tipi di crescentine. Se gli esperti del marketing di Barilla hanno scelto ’Tigelle’ ci sarà un motivo, guardano avanti, non sono dei nostalgici come abbiamo in paesi vicini a noi.

Noi abbiamo avuto la fortuna che in pianura hanno iniziato a chiamarla tigella, un nome perfetto, che deriva dalla pietra. Sono 50 anni che discuto su tigella o crescentina. Sono irremovibile. Col nome tigella io ho sempre venduto molto e non è stato così per altri che esponevano il cartello crescentina".

Walter Bellisi