
Jacques Tourneur è nato a Parigi nel 1904, figlio di un regista. che collaborò anche con Auguste Rodin. Fra le sue opere più celebri ’il bacio della pantera’
Le enciclopedie del cinema gli dedicano soltanto qualche riga, e molti suoi film sono quasi dimenticati, spariti dai circuiti. "Eppure Jacques Tourneur è stato un maestro con un senso preciso dell’estetica, della luce, delle sfumature", spiega Alberto Morsiani, critico cinematografico e grande esperto della storia della settima arte. Le sue qualità erano indubbie, il suo tocco era pregiato, tuttavia quello di Tourneur è rimasto un ’Cinema in penombra’, come è il titolo del saggio che Morsiani ha dedicato al ’poeta dei B-Movie’, ovvero quei film di genere (dall’horror al western) realizzati perlopiù a basso costo, talora snobbati dai critici ma spesso molto amati dal pubblico. A cura del Consorzio Creativo, Alberto Morsiani presenterà il suo libro venerdì alle 18.30 alla sala Truffaut, in dialogo con Marco Barozzi.
Nato a Parigi nel 1904, figlio di un regista che era stato anche collaboratore del grande scultore Auguste Rodin, Jacques Tourneur si trasferì presto a New York e nel 1919 divenne cittadino statunitense. E al di là dell’oceano si dipanò la sua carriera cinematografica, in particolare agli studios di Hollywood. "Ho sempre come regola quella di fare il massimo con quello che mi danno", era il suo ‘mantra’. I produttori non erano certo molto generosi: i budget erano limitati, i tempi di lavorazione erano stretti, eppure "lavoro molto meglio quando bisogna andare svelti – confessava Tourneur –. I film che ho fatto in dodici o diciotto giorni sono migliori di quelli che ho girato in ottanta".
"Ed è vero – sottolinea Morsiani –. Nonostante le scarse risorse e i diktat dei produttori, registi come Tourneur avevano una loro visione, un’idea, un loro mondo, e quindi riuscirono a realizzare opere pregevoli che sono state ingiustamente passate in secondo piano". Fra i suoi film più famosi, c’è sicuramente ’Il bacio della pantera’, horror del 1942, così come ’Le catene della colpa’ del 1947: "Di Tourneur apprezzo soprattutto la sensibilità tutta europea che lui portò in America, che si lega a una visione del mondo crepuscolare e decadente – dice Morsiani –. Nel suo stile i movimenti di macchina sono spesso lievi, suadenti, e il bianco e nero non è mai netto, con un lavoro accurato di chiaroscuri, mezze tinte e, appunto, di penombra".
Film come ’Le catene della colpa’ sono ormai classici del noir con la figura della femme fatale, la donna forte che sembra quasi incarnare il male assoluto, segno ed emblema di un’epoca. "Ma di Tourneur si dimenticano altre opere molto interessanti come ‘Il treno ferma a Berlino’ o ‘L’alibi sotto la neve’ – aggiunge Morsiani –. Allo stesso modo, si ricorda ‘La leggenda dell’arciere di fuoco’ del 1950 con Burt Lancaster in technicolor, però altri lavori sono finiti nell’oblio". Tourneur si mise alla prova in tanti generi, anche nel western (per esempio con ’Wichita’ del 1955) e perfino nel curioso peplum ’La battaglia di Maratona’ che girò a Roma, con la fotografia di Mario Bava.
"Tutti i generi della cosiddetta ‘serie B’ – conclude Morsiani – acquistano, nelle mani di Tourneur, uno scintillio insolito, che sfugge a canoni e classificazioni. Con atmosfere visive indimenticabili".