Tra giallo e autobiografia: il libro di Gavioli

Il medico con la passione della scrittura è autore di ’La strana fine del venditore di case’. "Parlo di una città piena di ambiguità"

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di Chiara Mastria

Un presunto suicidio, un detective improbabile, amori, malaffare e tradimenti che si muovono tra le nebbie di una città di provincia. Per l’esattezza Modena, dove Claudio Gavioli è nato e cresciuto e a cui in qualche modo dedica il suo nuovo romanzo ‘La strana fine del venditore di case’. Una storia in cui l’autobiografia si intreccia alla finzione assoluta, un omaggio all’amore di un figlio per la propria madre e a quello per la scrittura. Una scrittura leggera che mitiga i tratti più cupi della vicenda raccontata e, insieme ad essa, dell’essere umano. Gavioli – medico del Modena calcio per oltre vent’anni e oggi per Emilia Romagna Teatro (è il riferimento per tutti gli attori che gravitano nella nostra città) –, di romanzi all’attivo ne ha diversi. Ma quest’ultimo (in libreria dal 31 marzo) rappresenta "il salto", come lo chiama lui, perché è il primo pubblicato da un editore di rilievo nazionale: Sem Libri. Da segnarsi in agenda la prima presentazione, che sarà l’8 aprile al Consorzio Creativo di via dello Zono, a Modena, insieme al professore Alberto Bertoni "a cui devo tantissimo", dice l’autore.

Gavioli, come è nata l’idea di questo libro?

"E’ nata dall’esigenza di parlare di mia mamma e di quello che è stata la sua vita negli ultimi anni. Dal dramma delle badanti che non sopportava, all’arrivo in una struttura per anziani dove aveva ritrovato le sue amiche. Poi c’è stato il Covid e non l’ho vista per mesi: un giorno mi hanno chiamato per dirmi che era morta. Il libro è partito da qui: dalla voglia e dal bisogno, anche per lei, di raccontare questa storia. Intorno ci ho costruito un giallo: così ne è uscito un libro che è molto autobiografico da un lato, assolutamente inventato dall’altro. Sono due storie parallele che a un certo punto confluiscono".

Un giallo ambientato a Modena: quale ritratto della città ne esce?

"Di una città provinciale che nasconde ambiguità non indifferenti. Tiro in ballo il malaffare che c’è anche qua, come lo scandalo del processo Aemilia – inflitrazioni mafiose nel nord Italia –, i pregi e i difetti di una città emblematica, gli sgabuzzini nascosti dietro le vetrine luccicanti. Modena c’è, nel libro, con tutti i suoi retroscena un po’ più oscuri di quello che ci si può aspettare da una città emiliana all’apparenza senza increspature. Ma è più un atto d’amore che il contrario".

Nella città si muove Max, questo agente immobiliare ‘improvvisato detective’ che non crede al suicidio dell’amico e collega Lorenzo.

"Max è un personaggio che ci racconta che le persone non le conosci mai abbastanza. Gli unici che non mi hanno mai tradito sono i miei amici, ma mi sono capitate cose, ho conosciuto persone che mi hanno profondamente deluso e credo che la natura umana sia così, difficile da identificare e interpretare. Le persone sono ambigue e il romanzo non lo nasconde: ha un retrogusto abbastanza amaro. Però, senza spoiler, il finale è un piccolo raggio di luce".

Scrivere: un grande amore?

"E prima ancora leggere. Sono un lettore accanito: per me la lettura è la benzina della scrittura e quello che leggo traspare in quello che scrivo, anche se inconsciamente".