"Modena tra le città sprovviste di trasporto serale è la più grande". Si parte da qui, da questa evidente lacuna che ancora non è stata colmata, in una città che ama definirsi universitaria. Abbiamo chiesto a Burzacchini, forte della sua lunga esperienza come amministratore di Amo, come fare la ’rivoluzione dei bus’ in tre mosse.
La prima, probabilmente la più semplice, è l’estensione delle corse alle ore serali. "Il progetto era già stato approvato, quando ero alla presidenza dell’Agenzia della mobilità – racconta – poi l’azione combinata di Covid e crisi energetica dovuta alla guerra in Ucraina portò a sospendere tutto. Ma si tratta di un elemento molto importante per fare l’auspicato salto di qualità".
C’è molto di più, però. "Il Comune – dice Burzacchini – dovrebbe prendere lo studio fatto da Amo sul riassetto del trasporto pubblico e, sulla base dei risultati, pianificare la loro realizzazione. Il piano prevede una modifica radicale del trasporto pubblico che conosciamo oggi". In cosa consiste? La parola chiave è Brt, ’Bus rapid transit’: "Sono linee veloci di autobus elettrici – spiega Burzacchini – che collegano punti strategici. A Modena ne sono state immaginate quattro. E’ importante che ai bus venga data la priorità, sia fisica, con una corsia dedicata, sia semaforica". Perché la gomma e non i binari? "Si è fatta questa scelta perché a Modena il tram è stato tolto tantissimi anni fa e per ripristinare tutto ci vorrebbero ingenti investimenti e cantieri ’pesanti’. La metropolitana, invece, non è adatta a una città come la nostra, troppo piccola. E poi ha un’impostazione novecentesca, che prevede di mandare le persone sottoterra per fare spazio alle auto. Non fa per noi".
d. m.