Traversa San Giorgio, 26mila firme per l’attraversamento pedonale

La petizione è stata lanciata online da Niccolò Manicardi dopo la morte di Alessandra: "Ora fermiamo le tragedie"

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La tragica scomparsa della 20enne Alessandra Arletti continua a scuotere la sensibilità dei carpigiani e non solo. All’indomani della sua morte, avvenuta nel tardo pomeriggio dell’1 settembre, dopo che la giovane è stata travolta lungo Traversa San Giorgio da un Suv mentre era con il suo fidanzato coetaneo, è stata infatti lanciata on line una petizione. ‘Migliorare la via pedonale in Traversa San Giorgio a Carpi (percorso della salute)’ è il nome dato alla raccolta firme promossa su www.change.org e che ha in neanche due settimane superato le 26mila firme.

Il prossimo obiettivo è quello di raggiungere le 35mila firme, ossia praticamente la metà della popolazione di Carpi. "Percorro quel tratto di strada due volte al giorno – spiega Niccolò Manicardi, 20 anni, promotore della raccolta firme on line – e troppe volte ho visto dei fiori lungo Traversa San Giorgio, specie all’incrocio con via Bollitora, via Bersana e via Bassa. E’ imbarazzante che nonostante tutte queste tragedie nessuno sia ancora intervenuto per porvi rimedio. Certo, il massimo del risultato sarebbe ottenere un sovrappasso ciclopedonale, ma basterebbe anche un altro semaforo a chiamata con le strisce pedonali. Dopo la morte di Alessandra, ho capito che era davvero il caso di fare qualcosa, di farsi sentire, con la raccolta del maggior numero di firme per cambiare lo stato delle cose e rendere quegli incroci adatti ai pedoni che non meritano di morire ingiustamente".

"E’ mia intenzione andare direttamente da Anas, visto che la strada ricade sotto la sua competenza. 26mila firme è un risultato eccezionale e fortemente simbolico: un eventuale ‘no’ di Anas non sarebbe solo rivolto a me ma ad oltre 26 mila persone che condividono la nostra posizione. Certo, non si sarebbe dovuto arrivare a questo dopo una ennesima morte, ma per rendere onore e giustizia ad Alessandra, e alle altre persone decedute, è il minimo che ora possiamo fare".

Maria Silvia Cabri