Troppi malati in azienda, parte la denuncia

Alla Camac di Vignola: "Medici compiacenti, per noi gravi danni". Si Cobas: "Sicurezza non garantita sul posto di lavoro"

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Sicurezza non garantita sul posto di lavoro o semplice paura del coronavirus? Fatto sta che tanti dipendenti si danno malati e la proprietà dell’azienda, la Camac di Vignola, che opera nel settore lavorazione carne, ha pensato bene di denunciare tutti quelli che sono rimasti a casa, compresii medici autori dei certificati. Con un esposto alla procura, alla questura e all’ordine dei medici, è il legale rappresentante che espone i fatti e chiede se siano stati commessi illeciti penalmente rilevanti. Infuriata la reazione dei sindacati Si Cobas, che rivendicano il diritto del lavoratore ad operare in sicurezza.

Questa, in sintesi, la denuncia di Alberto Conte della New Log, che controlla la Camac di Vignola: "A partire dal mese di marzo, molti dipendenti inquadrati con la qualifica di macellai e facchini, impiegati presso la Camac Vignola , hanno inviato il protocollo di malattia. Stante l’anomalo numero dei dipendenti in malattia, in concorrenza al timore di contrarre il coronavirus – continua l’imprenditore – delle proteste dei lavoratori incoraggiate dalle sigle sindacali presenti nei siti indicati, si sospetta si tratti di false attestazioni, atto irresponsabile per il quale si chiede di indagare, non potendo conoscere le diagnosi per ragioni di privacy". I dipendenti in malattia, continua l’esposto, metterebbero in grosse difficoltà l’azienda: "La società New Log è nell’impossibilità di garantire il servizio di macelleria e consegna richiesto. Su di un totale di 82 lavoratori impiegati sul servizio, fino ad oggi ne sono assenti 14, ogni giorno per malattia. La filiale Camac di Vignola è dunque pressoché inoperativa per la parte di nostra competenza. Si sospetta un utilizzo strumentale ed illegittimo da parte dei lavoratori e dei medici compiacenti dell’istituto della malattia – continua Alberto Conte – in un momento già caratterizzato da una congiuntura economica oltremodo sfavorevole alle imprese. Il danno economico patito è notevole".

Poi si arriva alla formale richiesta: "Chiediamo se nei fatti, negli atti e comportamenti sopra riportati, siano rinvenibili fattispecie penalmente rilevanti procedendo, in caso affermativo, nei confronti dei soggetti responsabili".

Non si è fatta attendere la piccata risposta del sindacato Si Cobas: "Mentre a livello nazionale i medici sono considerati quasi da consacrare come “eroi”, per la difficile battaglia che stanno conducendo sul fronte della salute, a Vignola una azienda per un po’ di malattie, decide di denunciare i medici che sono diventati “compiacenti”. Le ragioni che possono indurre a stare a casa qualche lavoratore – continua la nota della sezione modenese dei Si Cobas – in questa fase sono davvero tante, poiché lo stress da lavoro correlato può essere drammatico.Nelle aziende della lavorazione delle carni, la distanza di sicurezza non è possibile: anche facendo turni, alcune lavorazioni richiedono di lavorare gomito a gomito e i lavoratori ci hanno rappresentato il problema, chiedendo cassa integrazione. Ma la lavorazione della carne – continua la nota – è un prodotto di primaria necessità e adesso c’è tanto da fare: quindi si continuano ad usare le mascherine, si certo. Ma si usano le mascherine che si sono sempre usate, non si usano le FFP3, ma quelle che non proteggono dal contagio. Sono mascherine simil chirurgiche necessarie per l’alimentazione poiché evitano che l’operatore possa eventualmente passare carica batteriologica standard, non certo resistenti al Covid19. Tuttavia – concludono i Cobas – l’azienda crede opportuno fare un esposto alla procura per criminalizzare i medici che hanno l’obbligo di non visitare i malati se presentano sintomi simil-influenzali, ma devono fare i certificati a distanza. E’ evidente che, dal punto di vista del SICobas questo atteggiamento è criminale: i padroni, nella loro smania di fare profitti, non si fermano davanti a niente".