
Il Tulsa Ballett in una foto di Bethanay Kirby
Mai come in questi giorni, con l’elezione di Papa Leone XIV, si è parlato degli Stati Uniti e dell’America, sconfinato continente, melting pot di culture, di sentimenti, di identità. Tre coreografi, tre visioni, tre anime della danza americana compongono anche ’Made in America’ che il Tulsa Ballet presenterà domani sera (giovedì 15 maggio) alle 20.30 al teatro Comunale Pavarotti Freni per aprire la sua tournée italiana, che per la prima volta fa tappa nella nostra città. Fondato nel 1956 da Roman Jasinski e Moscelyne Larkin, il Tulsa Ballet (con sede appunto a Tulsa, in Oklahoma) è oggi una fra le compagnie più prestigiose del Nord America, con un ensemble di 26 danzatori da dieci Paesi, ma da trent’anni ha anche un’anima italiana grazie al direttore artistico Marcello Angelini, originario di Napoli, che ha iniziato la sua carriera al Maggio Musicale Fiorentino ed è stato poi primo ballerino alla Deutsche Oper di Berlino, a Les Grand Ballet Canadiens di Montreal e al Cincinnati Ballet.
’Made in America’ è una selezione speciale e riunisce tre brani che fotografano l’evoluzione della danza americana, e soprattutto ci mostrano diverse sfumature dell’identità americana. ’Classical symphony’, coreografia di Yuri Possokhov su musiche di Sergei Prokofiev (creata per il San Francisco Ballet), è virtuosismo e potenza, l’omaggio al balletto moscovita che incontra l’energia americana, dunque rappresenta un’originale reinvenzione del balletto classico; ’Divenire’, coreografia di Nicolò Fonte, figlio di immigrati italiani e argentini, prende spunto dall’omonimo brano di Ludovico Einaudi e dalle sue progressioni in continua espansione, coinvolgendo i danzatori in un movimento in sintonia con potenti forze naturali, quasi a simboleggiare il cambiamento e la trasformazione; ’Remember our song’ (firmata da Andy Blankenbuehler, stella di Broadway, su musiche di Regina Spektor, Louis Prima e Greg Anthony Rassen) racconta dell’equipaggio di un sottomarino che sogna le persone amate, desiderando averle ancora fra le braccia, e ha quindi uno stile narrativo, fra memoria e desiderio.
Con ’Made in America’, dunque, il Tulsa Ballet ci offre un ritratto coreografico dell’America contemporanea, e interpreta il "sogno americano" nella sua complessità, fra leggerezza, introspezione, dinamismo. E ci invita a (ri)conoscerci nelle storie che vengono raccontate.