Modena, 27 aprile 2022 - Un disagio che impatta fortemente sulla qualità della vita delle giovani donne, spesso tenuto nascosto per vergogna e quindi non curato adeguatamente. E' quello a cui sono sottoposte ogni anno decine e decine di pazienti (oltre 2.000 in Emilia-Romagna) curate per un tumore alla mammella con terapie ormonali o con pesanti sedute di chemioterapia.
Dovendo privarsi degli ormoni, in particolare degli estrogeni, è come se vivessero la fase di menopausa anche se ancora giovanissime, con tutte le problematiche legate alla sfera sessuale nei rapporti e nella normale vita quotidiana che ne conseguono.
La soluzione è stata trovata al Policlinico di Modena, dove è già entrato in funzione uno speciale sistema laser collocato in una stanza riservata della Radioterapia.
Il trattamento è ambulatoriale e prevede tre sedute da circa cinque minuti l’una, da ripetere eventualmente dopo un anno a seconda del tipo di reazione alla terapia.
Le prime pazienti – una decina soltanto a Modena – hanno confermato un beneficio già a due settimane di distanza. La sindrome genitourinaria – che coinvolge circa il 10/15% delle donne in cura presso il Centro oncologico modenese – è causata dalla riduzione di vascolarizzazione a livello delle parti intime, legate a un’alterazione del microbioma – i batteri che colonizzano il nostro corpi –: "è un po’ come se i tessuti nel corso dei trattamenti oncologici vengono a perdere la loro elasticità – spiega il direttore della struttura complessa, Massimo Dominici –. Il laser crea una lieve infiammazione a livello superficiale degli epiteli e questo riattiva la vascolarizzazione e consente la creazione di nuove fibre di collagene. È come se andassimo a ringiovanire i tessuti".
Questo tipo di terapia veniva finora somministrata soltanto presso le cliniche private, con un costo molto alto per le pazienti, fino a 300 euro per ogni seduta. Oggi, invece, questo viene garantito dalla sanità pubblica grazie alla donazione del macchinario (dal costo di circa 70mila euro) da parte dell’Associazione Angela Serra. "Questo è la dimostrazione di come il volontariato sia un pilastro fondamentale per la nostra sanità pubblica che da esso trae stimoli, condivisione e sostegno. L’integrazione tra l’associazionismo e l’istituzione può produrre grandi risultati" dice il direttore generale dell’Azienda ospedaliero-universitaria, Claudio Vagnini.
Per allargare il numero delle pazienti che possono accedere a questo tipo di terapia, è stato avviato un progetto di ricerca di cui l’azienda modenese è capofila: uno studio multicentrico – come ricorda la ricercatrice di Oncologia, Angela Toss – che prevede l’arruolamento di 270 donne in tre anni e che potenzierà la rete oncologica anche grazie al coinvolgimento del centro di Parma che a sua volta acquisirà lo stesso strumento laser grazie ai fonti del grant della Regione ottenuto dal Policlinico di Modena.