
Anna Sviridenko uccisa un anno fa dall’ex marito
E’ trascorso un anno da quando lei, la mamma coraggio, è stata brutalmente ammazzata a Modena dall’ex marito Andrea Paltrinieri, 48 anni. L’uomo si è tolto la vita in una cella del carcere Sant’Anna, dove attendeva i giorni che lo dividevano dall’inizio del giudizio.
Parliamo di Anna Sviridenko, la dottoressa specializzanda in Radiologia presso l’Azienda ospedaliero-universitaria di Modena e mamma di due bimbi che il dieci giugno di un anno fa è stata uccisa a poche ore dall’udienza in cui si discuteva l’affido dei figlioletti.
L’ex marito consegnò il suo corpo, privo di vita, ai carabinieri recandosi direttamente in caserma. Una vicenda che ha profondamente scioccato la nostra provincia e anche il mondo della sanità dove Anna era apprezzata e benvoluta da tutti.
Per non dimenticare, per riflettere sul tema doloroso dei femminicidi, martedì dieci giugno gli amici di Anna hanno organizzato un momento di commemorazione in sua memoria, alle 20.30 presso la chiesa parrocchiale di piazza Italia, a San Felice, dove Anna viveva.
Ci sarà un momento di preghiera con don Filippo Serafini, una breve riflessione sulla piaga del femminicidio in Italia, canzoni e letture e un aggiornamento sulla raccolta fondi a favore dei suoi bambini e della famiglia della vittima; raccolta fondi promossa dalla società operaia dove era domiciliata.
"Alcune persone a San Felice ci hanno chiesto se avremmo fatto qualcosa per ricordare Anna nel primo anniversario – spiega l’amico, Giulio Calanca –. Abbiamo pensato che era meglio non polarizzare e non politicizzare la cosa; quindi non abbiamo coinvolto associazioni.
Cercherò di tenere un discorso coerente che possa unire Anna, l’evoluzione del femminicidio, qualche buon proposito e l’emotività data dalla vita dei suoi genitori e dei suoi figli che abbiamo visto necessariamente andare avanti tra le difficoltà di una situazione davvero estrema".
I piccoli ora sono tornati a vivere a Innsbruk insieme ai nonni.
"Era questa la volontà di Anna – conclude Calanca –. I figli avrebbero dovuto continuare a vivere in Austria: ci sentiamo, nonostante la difficoltà linguistica, ma anche mia cognata sente frequentemente i nonni.
Siamo stati là tre volte, l’ultima un mese fa e possiamo constatare come la vita, malgrado tutto, vada avanti".
v.r.