
Gabriela Trandafir uccisa dal marito
"Anche ieri mi ero recata dai Carabinieri di Castelfranco Emilia per sporgere denuncia e mi hanno dato l’appuntamento per le 14. Quando sono tornata, però, non hanno ricevuto la mia denuncia consigliandomi di procedere civilmente, di trovarmi un lavoro e prendermi una camera per conto mio e di conseguenza non mi è restato altro che venire da voi per sporgere formale denuncia". Erano state queste le parole pronunciate da Gabriela Trandafir dinanzi ai carabinieri di Bologna, all’atto di sporgere denuncia per maltrattamenti nei confronti del marito, Salvatore Montefusco. Parliamo della stessa donna che, ad un anno da quel tentativo di denunciare le ‘vessazioni’ subite dal marito, è stata ammazzata insieme alla figlia, Renata, proprio dal 70enne, recentemente condannato a 30 anni per il duplice delitto, avvenuto il 13 giugno 2022 a Castelfranco Emilia. Ora la Procura modenese con il procuratore Luca Masini ha chiesto il rinvio a giudizio per rifiuto di atti di ufficio nei confronti del carabiniere, vice comandante della Tenenza di Castelfranco Emilia, all’epoca dei fatti, ovvero a luglio del 2021. In quella data, il 13 luglio, un anno esatto prima del terrificante delitto, l’indagato, secondo le accuse non raccolse quindi la denuncia per maltrattamenti in famiglia che avrebbe voluto presentare Gabriela, non nascondendo il proprio timore circa i comportamenti del marito. La vittima presentò denuncia appunto il giorno successivo, in un’altra caserma, a Bologna, facendo presente quanto accaduto il giorno prima alla Tenenza di Castelfranco Emilia.
Inizialmente erano stati ipotizzati anche i reati di favoreggiamento e falso, per cui è stata chiesta l’archiviazione. Secondo le accuse il militare, in qualità allora di vice Comandante della Tenenza Carabinieri di Castelfranco Emilia, in relazione ai maltrattamenti in famiglia posti in essere dall’imputato ai danni della moglie, lo favoriva tentando appunto di convincere la donna a limitarsi a proporre causa civile per separazione senza sporgere denuncia penale contro Montefusco. Dopo averla poi fatta tornare in caserma nel pomeriggio (era il 13 luglio del 2021, appunto) – sempre secondo le accuse il militare avrebbe fatto entrare nella stessa sala d’attesa in cui si recava la vittima, l’avvocato di fiducia del marito; Gabriela, spaventata ed allarmata, essendo certa che l’uomo sarebbe venuto a sapere del suo proposito di denunciarlo, decideva di andarsene.
Da qui la decisione della donna di presentarsi il giorno successivo a Bologna, appunto. Esattamente un anno dopo, il 13 giugno Montefusco ammazzò a fucilate sia Gabriela che la figlia di lei, Renata, nella loro casa di Cavazzona di Castelfranco. Come noto la sentenza pronunciata dalla Corte d’Assise ha sollevato diverse polemiche, essendo state concesse all’imputato le attenuanti generiche valutate equivalenti alle aggravanti. La procura, nella richiesta di rinvio a giudizio per il militare, contesta anche al sottoufficiale di non aver svolto le indagini nei termini previsti, sottolineando come la denuncia rientrava nel reato da Codice Rosso.
Valentina Reggiani